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Ricorso inammissibile: quando l’appello è copia-incolla

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile relativo a un caso di tentato furto aggravato. L’imputato aveva semplicemente riproposto i motivi del precedente appello, senza confrontarsi criticamente con la decisione di secondo grado. La Corte ha ribadito che un ricorso non può essere una mera ripetizione di censure già respinte, confermando la condanna basata su prove video e testimonianze.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione boccia l’Appello ‘Copia-Incolla’

Nel processo penale, l’impugnazione di una sentenza è un diritto fondamentale, ma deve essere esercitato secondo regole precise. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando ci si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza un confronto critico con la decisione impugnata. Analizziamo il caso per comprendere meglio questo importante principio procedurale.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per tentato furto aggravato. L’imputato era stato ritenuto colpevole, sia in primo grado dal Tribunale di Vicenza che in secondo grado dalla Corte d’Appello di Venezia, per aver tentato di sottrarre denaro dalle cassette delle elemosine all’interno di una chiesa. L’accusa era aggravata dall’uso di un mezzo fraudolento, ovvero uno strumento utilizzato per estrarre le offerte.

La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, concedendo le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti e, ritenuta la continuazione tra i vari episodi, aveva stabilito una pena di cinque mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a una multa. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolandolo in tre motivi.

Le Censure dell’Imputato e il Principio del Ricorso Inammissibile

I motivi del ricorso vertevano essenzialmente su tre punti:
1. Erronea applicazione della legge penale riguardo all’aggravante del mezzo fraudolento.
2. Mancata assoluzione per non aver commesso il fatto.
3. Errata gestione della recidiva e del trattamento sanzionatorio, ritenuto eccessivo.

Il problema, come rilevato dalla Suprema Corte, non era tanto nel merito delle questioni, quanto nel modo in cui sono state presentate. Il ricorso, infatti, si limitava a riproporre le medesime censure già sollevate con l’atto di appello e motivatamente respinte dalla Corte territoriale. Mancava un elemento essenziale: il confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata. Questo approccio rende il ricorso inammissibile, trasformandolo in una sterile ripetizione anziché in un vero e proprio strumento di critica giuridica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, spiegando in modo chiaro e lineare perché la decisione della Corte d’Appello fosse immune da vizi. Ogni punto sollevato dall’imputato aveva già ricevuto una risposta logica e congrua:

* Sull’aggravante del mezzo fraudolento: La Corte di merito aveva correttamente ritenuto sussistente l’aggravante basandosi sui fotogrammi acquisiti, dai quali emergeva che l’imputato si era avvalso di uno strumento per perpetrare la sottrazione. L’uso di un attrezzo per superare le difese (la chiusura della cassetta) integra pienamente questa circostanza.
* Sull’identificazione: L’identificazione del colpevole era stata confermata dalla testimonianza di un agente di Polizia Giudiziaria, elemento probatorio ritenuto pienamente valido.
* Sulla recidiva e la pena: La Corte d’Appello aveva motivato adeguatamente l’applicazione della recidiva, sottolineando le plurime condanne precedenti per reati contro il patrimonio, che indicavano una spiccata e attuale pericolosità sociale del soggetto. Anche la determinazione della pena, fissata nel minimo edittale, non richiedeva una motivazione specifica e dettagliata, essendo stata calcolata in modo corretto e non manifestamente sproporzionato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in esame offre un’importante lezione pratica: l’impugnazione in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Per essere ammissibile, un ricorso deve dialogare con la sentenza che intende criticare, smontandone le argomentazioni punto per punto. Un atto che si limita a ‘copiare e incollare’ le doglianze precedenti, ignorando le risposte fornite dal giudice dell’appello, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Questa regola serve a garantire l’efficienza del sistema giudiziario, evitando che la Suprema Corte venga oberata da ricorsi meramente ripetitivi e pretestuosi. Per i difensori, ciò significa che ogni impugnazione deve essere costruita ‘su misura’ per la sentenza che si contesta, con argomenti nuovi e specifici.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, si limita a riproporre le stesse censure e questioni già dedotte in appello e motivatamente respinte dal giudice di secondo grado, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Cosa si intende per ‘mezzo fraudolento’ in un furto?
Per ‘mezzo fraudolento’ si intende l’uso di un particolare stratagemma o di uno strumento che rivela una maggiore astuzia e insidiosità per commettere il furto. Nel caso specifico, l’utilizzo di un attrezzo per estrarre il denaro dalle cassette delle elemosine è stato considerato tale.

Perché la Corte ha confermato la gestione della recidiva e della pena?
La Corte ha ritenuto che la decisione fosse congruamente motivata. La recidiva era giustificata dalle numerose condanne precedenti dell’imputato per reati contro il patrimonio, indice di una sua attuale pericolosità. La pena detentiva, inoltre, era stata fissata nel minimo edittale, non richiedendo quindi una motivazione particolarmente dettagliata da parte del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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