LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando la motivazione basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché l’unico motivo, relativo al vizio di motivazione sul trattamento sanzionatorio, è stato ritenuto infondato. La Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza d’appello era sufficiente e non illogica, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Sentenza per Motivazione Sufficiente

Nell’ambito del diritto processuale penale, la presentazione di un ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, un momento cruciale in cui si possono contestare unicamente violazioni di legge o vizi di motivazione. Tuttavia, non tutte le impugnazioni superano il vaglio preliminare della Corte. Un caso emblematico è quello che porta a una dichiarazione di ricorso inammissibile, una decisione che impedisce l’analisi del merito della questione. L’ordinanza in esame ci offre un chiaro esempio di come una motivazione ritenuta adeguata dalla Corte d’Appello possa rendere vano il tentativo di impugnazione.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Bologna, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. L’intera strategia difensiva in sede di legittimità si basava su un unico motivo: la contestazione di un vizio motivazionale in merito al trattamento sanzionatorio applicato. Nello specifico, il ricorrente lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62 bis del codice penale, sostenendo che la Corte territoriale non avesse adeguatamente giustificato la propria decisione negativa.

La Decisione della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminato il ricorso, ha emesso un’ordinanza con cui lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta di attenuanti, ma si ferma a un livello precedente, analizzando la struttura stessa del motivo di ricorso e la sua fondatezza rispetto alla sentenza impugnata. La Corte ha ritenuto che il ricorso non possedesse i requisiti minimi per poter essere discusso nel merito.

Le Motivazioni della Decisione

La chiave di volta della decisione della Suprema Corte risiede nella valutazione della motivazione fornita dalla Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno affermato che la motivazione della sentenza impugnata, per quanto riguarda il trattamento punitivo, era “sorretta da sufficiente e non illogica motivazione” e teneva conto in modo adeguato delle argomentazioni difensive presentate.

In altre parole, la Corte d’Appello aveva spiegato in modo chiaro, logico e completo perché non riteneva di concedere le attenuanti generiche. Poiché l’unico motivo di ricorso si basava proprio sulla presunta carenza di tale motivazione, e la Cassazione ha invece ritenuto quella motivazione del tutto valida, il fondamento del ricorso è venuto meno. Di conseguenza, non essendoci altri motivi da esaminare, l’intero ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dalla legge in caso di inammissibilità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi intende adire la Corte di Cassazione: non è sufficiente un generico dissenso con la decisione del giudice di merito per ottenere una riforma della sentenza. Il ricorso deve individuare vizi specifici e concreti, in particolare quando si contesta la motivazione su aspetti discrezionali come la concessione delle attenuanti. Se la motivazione del giudice di secondo grado è logica, coerente e completa, un ricorso basato sulla sua presunta insufficienza è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile. Questo comporta non solo la conferma della condanna, ma anche un aggravio di spese per il ricorrente, rendendo l’impugnazione un’arma a doppio taglio se non maneggiata con la dovuta perizia tecnica.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono manifestamente infondati, come nel caso in cui si contesta una motivazione che la Corte ritiene invece sufficiente, non illogica e adeguata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice sul trattamento punitivo?
Sì, ma solo se si dimostra un vizio di motivazione, ovvero che il giudice non ha spiegato le sue ragioni o lo ha fatto in modo illogico o contraddittorio. Se la motivazione esiste ed è coerente, la scelta discrezionale del giudice sul trattamento punitivo non è sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati