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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non riesamina

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un’imputata condannata per vari reati, tra cui evasione e truffa. La decisione si fonda sul principio che la Cassazione non può riesaminare nel merito le prove, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. L’appello, chiedendo una nuova valutazione dei fatti, è stato respinto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: La Cassazione chiarisce i limiti del suo giudizio

Quando una causa arriva al terzo e ultimo grado di giudizio, è fondamentale comprendere la natura e i limiti del ruolo della Corte di Cassazione. Una recente ordinanza ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo processo sui fatti. La Corte Suprema non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella dei giudici di merito. L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un’impugnazione fondata su una diversa lettura delle prove si traduca in un ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese per il ricorrente.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una donna condannata in primo grado e in appello per una serie di reati, tra cui la violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, evasione, falsità in atto pubblico, ricettazione, truffa e sostituzione di persona. La Corte d’Appello di Brescia aveva confermato la sua responsabilità penale. Non ritenendosi soddisfatta della decisione, la difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse censure contro la sentenza di secondo grado.

I Motivi del Ricorso e i Limiti del Giudizio di Legittimità

La difesa ha articolato il ricorso su quattro punti principali, contestando la sussistenza degli elementi costitutivi di vari reati:

1. Evasione: Si lamentava l’insussistenza degli elementi del reato.
2. Falsità: Si contestava la rilevanza penale di un documento ritenuto grossolanamente falso.
3. Truffa: Si negava la sussistenza di prove per ritenere l’imputata concorrente nel reato.
4. Sostituzione di persona: Si contestava il concorso dell’imputata anche in questo illecito.

Sebbene formulati come violazioni di legge, i motivi del ricorso miravano, nella sostanza, a ottenere dalla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione delle prove già esaminate nei gradi di merito. Questo è esattamente ciò che il giudizio di legittimità non può fare. Un ricorso inammissibile in Cassazione è spesso il risultato di questo equivoco fondamentale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo la natura del proprio sindacato. I giudici supremi hanno ricordato che il loro compito non è quello di ricostruire i fatti, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Citando precedenti consolidati, la Corte ha affermato che ‘sono precluse al giudice di legittimità la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione impugnata e l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti’. In altre parole, la Cassazione non può scegliere una versione dei fatti ‘maggiormente plausibile’ rispetto a quella adottata dal giudice di merito.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata e non contraddittoria per ciascuno dei reati contestati, indicando puntualmente gli elementi probatori a fondamento della condanna (pagine 24 e 25 della sentenza). Le censure della ricorrente, quindi, non denunciavano un vizio di legittimità, ma un semplice dissenso rispetto all’interpretazione delle prove, trasformando il ricorso in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio di merito, non consentito dalla legge.

Conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze dirette per la ricorrente. In primo luogo, la condanna è diventata definitiva. In secondo luogo, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nella proposizione di un ricorso privo di fondamento giuridico.

Questa ordinanza serve da monito: il ricorso in Cassazione è uno strumento prezioso per garantire l’uniforme interpretazione della legge, ma deve essere utilizzato per denunciare vizi specifici di legittimità (violazioni di legge o difetti di motivazione), non per tentare di ribaltare una valutazione dei fatti che non si condivide.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le censure proposte non riguardavano vizi di legittimità, come errori nell’applicazione della legge, ma miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità.

Cosa significa che la Corte di Cassazione svolge un ‘sindacato di legittimità’?
Significa che il suo compito non è decidere nuovamente la causa nel merito, ma controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme giuridiche e abbiano motivato la loro decisione in modo logico, completo e non contraddittorio, basandosi sulle prove acquisite.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisa una colpa, anche al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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