Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 36232 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 36232 Anno 2024
Presidente: COGNOME COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 02/07/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da:
COGNOME NOME NOME il DATA_NASCITA
COGNOME NOME NOME il DATA_NASCITA
NOME NOME il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 20/10/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letti i ricorsi presentati nell’interesse di NOME COGNOME, NOME COGNOME e NOME COGNOME;
osservato che, pur essendo stati proposti distinti atti di impugnazione, alcuni motivi dedotti sono sostanzialmente sovrapponibili e, di conseguenza, possono essere trattati congiuntamente;
considerato che il primo motivo dei ricorsi presentati nell’interesse di tutti gli imputati, in punto di prova degli elementi costitutivi dei reati ascritti, oltre essere privo di concreta specificità, non è consentito in questa sede;
che, invero, le doglianze difensive tendono a prefigurare una rivalutazione delle fonti probatorie e/o un’alternativa ricostruzione dei fatti mediante criteri d valutazione diversi da quelli adottati dal giudice del merito, estranee al sindacato del presente giudizio ed avulse da pertinente individuazione di specifici e decisivi travisamenti di emergenze processuali valorizzate dai giudicanti;
che, in tema di controllo sulla motivazione, alla Corte di cassazione è normativamente preclusa la possibilità non solo di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradì, ma anche di saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione mediante un raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno, dovendo piuttosto verificare la coerenza strutturale della sentenza, alla stregua degli stessi parametri valutativi da cui essa è geneticamente informata, ancorché questi siano ipoteticamente sostituibili da altri (cfr. Sez. U, n. 12 del 31/05/2000, Jakani, Rv. 216260);
che, nella specie, i giudici del merito hanno ampiamente esplicitato, con corretti argomenti logici e giuridici (cfr. Sez. 2, n. 53017 del 22/11/2016, COGNOME, Rv. 268713; Sez. 2, n. 43427 del 07/09/2016, Ancona, Rv. 267969), le ragioni del loro convincimento (si vedano, in particolare, pagg. 9 – 11 per COGNOME; pagg. 12 e 13 per COGNOME e pag. 14 per COGNOME);
ritenuto che anche il secondo motivo dei ricorsi presentati dal difensore degli imputati COGNOME COGNOME COGNOME, inerente all’eccessività degli aumenti di pena per la continuazione fra reati, non è specifico né consentito in sede di legittimità;
che, invero, trattandosi di esercizio della discrezionalità attribuita al giudice del merito, la graduazione della pena, anche in relazione agli aumenti previsti per i reati in continuazione, non può costituire oggetto di ricorso per cassazione laddove la relativa determinazione, sorretta da sufficiente motivazione, non sia stata frutto di mero arbitrio o di ragionamento manifestamente illogico;
che, nella specie, l’onere argomentativo del giudice è stato adeguatamente assolto attraverso il richiamo agli elementi di cui all’art. 133 cod. pen. ritenut
decisivi o rilevanti ovvero attraverso espressioni del tipo “pena congrua”, “p equa” o “congruo aumento”, non essendo necessaria una specifica e dettagliata motivazione nel caso in cui venga irrogata una pena inferiore alla media editt (si vedano pag. 12 per COGNOME e pag. 15 per COGNOME);
osservato che anche il secondo motivo del ricorso presentato nell’interesse del coimputato COGNOME, in punto di qualificazione giuridica, oltre ad essere specifico, non è consentito in questa sede;
che, invero, la mancanza di specificità del motivo deve essere apprezzata non solo per la sua genericità, come indeterminatezza, ma anche per l’assenza correlazione tra la complessità delle ragioni argomentate nella decisio impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione, queste non potendo ignorare le esplicitazioni del giudice censurato, senza cadere nel vizio di manca di specificità;
che, inoltre, a fronte della corretta sussunzione del fatto, per come ricostru nella fattispecie di cui agli artt. 110 e 648 cod. pen., il ricorrente insi mancata derubricazione nell’ipotesi tentata, basandosi su assunti relativi ricostruzione dinamica della fattispecie concreta, non rivisitabile nel pre giudizio di legittimità;
che, nella specie, i giudici del merito hanno ampiamente vagliato e disatteso con corretti argomenti logici e giuridici, le doglianze difensive dell’ap meramente riproposte in questa sede (si vedano pagg. 13 e 14);
rilevato, pertanto, che ì ricorsi devono essere dichiarati inammissibili, con la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila ciascuno in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento del spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa del ammende.
Così deciso, il 2 luglio 2024.