Ricorso Inammissibile: Perché la Cassazione non è un Terzo Grado di Giudizio
Quando si arriva al giudizio della Corte di Cassazione, molti credono erroneamente che si tratti di un terzo processo dove tutto può essere ridiscusso. Un’ordinanza recente chiarisce perfettamente perché non è così, introducendo il concetto di ricorso inammissibile. Questo provvedimento sottolinea una regola fondamentale del nostro sistema giudiziario: la Cassazione è giudice della legge, non dei fatti. Analizziamo insieme un caso concreto per capire le implicazioni di questo principio.
I Fatti del Processo
Il caso in esame riguarda un individuo condannato per il reato di truffa sia in primo grado che in appello. I giudici di merito, dopo aver analizzato le prove, avevano ritenuto provata la sua responsabilità penale. Non rassegnato alla decisione, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, sperando in un ribaltamento della sentenza.
L’unico Motivo di Ricorso: il Vizio di Motivazione
L’imputato ha basato il suo intero ricorso su un unico punto: un presunto “vizio di motivazione”. In altre parole, sosteneva che i giudici dei gradi precedenti non avessero giustificato adeguatamente la loro decisione, commettendo errori nella valutazione degli elementi di prova. Di fatto, la sua difesa chiedeva alla Suprema Corte di rileggere le carte processuali, di riconsiderare gli elementi di fatto e di giungere a una diversa conclusione sulla sua colpevolezza.
Le Motivazioni della Corte: i Limiti del Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22173/2024, ha respinto categoricamente questa impostazione. I giudici hanno chiarito che il ricorso era articolato “esclusivamente in fatto”. Ciò significa che non venivano contestate violazioni di legge, ma si criticava l’interpretazione del materiale probatorio data dai giudici di merito.
La Corte ha ribadito un principio cardine: il suo compito non è quello di effettuare “una rilettura degli elementi di fatto” o di adottare “nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti”. Questo tipo di analisi spetta unicamente ai tribunali di primo e secondo grado. Il giudizio di Cassazione è un “giudizio di legittimità”, il cui scopo è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.
Poiché le sentenze precedenti erano state considerate adeguatamente motivate e rispettose dei canoni logici, il tentativo del ricorrente di ottenere una nuova valutazione nel merito è stato giudicato al di fuori dei limiti consentiti dalla legge, rendendo il ricorso inammissibile.
Le Conclusioni: la Decisione Finale e le Implicazioni Pratiche
La conseguenza diretta della decisione è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questo non solo ha reso definitiva la condanna per truffa, ma ha anche comportato un’ulteriore sanzione per il ricorrente. Egli è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Questa ordinanza è un monito importante: ricorrere in Cassazione non è un’ulteriore possibilità per discutere i fatti di una causa. È necessario individuare specifici errori di diritto o palesi vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso che si limiti a proporre una diversa interpretazione delle prove è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente aggravio di spese per il proponente.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché si basava esclusivamente su una richiesta di rivalutazione dei fatti e delle prove, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale svolge unicamente un controllo di legittimità.
Qual è il ruolo della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si riesamina il caso nel merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione delle sentenze emesse dai giudici dei gradi precedenti.
Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato a pagare le spese processuali e una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, rendendo definitiva la sua condanna.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22173 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22173 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a CATANIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 05/10/2023 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOME, ritenuto che l’unico motivo con cui il ricorrente lamenta il vizio di motivazione in ordina alle responsabilità penale dell’imputato, è articolato esclusivamente in fatto e, quindi, proposto al di fuori dei limiti del giudizio di legittimità, rest estranei ai poteri della Corte di Cassazione quello di una rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione o l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti. Entrambe le sentenze hanno dato adeguatamente conto delle ragioni che hanno indotto i giudici di merito ad affermare che il ricorrente abbia commesso il reato di truffa, a seguito di una valutazione degli elementi probatori che appare rispettosa dei canoni di logica e dei principi di diritto che governano l’apprezzamento delle prove (vedi pag. 4 della sentenza impugnata);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 23 aprile 2024
Il Conigli GLYPH EStensore
Il Presidente