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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di rissa. I motivi sono stati respinti poiché miravano a una nuova valutazione dei fatti e della congruità della pena, compiti che esulano dalle competenze del giudice di legittimità. La Suprema Corte ha ribadito di non poter agire come un terzo grado di giudizio di merito, confermando la decisione impugnata.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: perché la Cassazione non è un Terzo Grado di Giudizio

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di legittimità e delle ragioni che portano a un ricorso inammissibile. Con la presente decisione, la Corte di Cassazione ha rigettato l’appello di un imputato condannato per rissa, ribadendo un principio fondamentale: la Suprema Corte non può sostituirsi ai giudici di merito nella valutazione delle prove e nella ricostruzione dei fatti. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso per comprendere meglio il ruolo e le funzioni della Cassazione.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di rissa, previsto dall’articolo 588 del codice penale. La Corte di Appello di Catania aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo l’imputato colpevole per un episodio avvenuto nel giugno 2015. Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la loro Infondatezza

I motivi presentati dalla difesa miravano a smontare l’impianto accusatorio e la decisione dei giudici di merito su tre fronti principali:

1. Errata valutazione delle prove: Il primo motivo contestava la ricostruzione dei fatti e la dichiarazione di responsabilità. La difesa proponeva una lettura alternativa delle prove, in particolare di un filmato, sostenendo che l’imputato avesse agito per legittima difesa (art. 52 c.p.).
2. Eccessività della pena: Il secondo motivo criticava la quantificazione della pena inflitta, ritenendola sproporzionata.
3. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Il terzo motivo lamentava il diniego delle circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della sanzione.

La Corte di Cassazione ha ritenuto tutti i motivi infondati, giungendo a una dichiarazione di ricorso inammissibile.

La Decisione della Corte: i Limiti del Giudizio di Legittimità

La Suprema Corte ha fornito una motivazione chiara e lineare per la sua decisione, riaffermando i paletti invalicabili del giudizio di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il primo motivo era generico e non consentito. Chiedere alla Cassazione di scegliere tra diverse letture del fatto, basandosi sulla diretta disamina delle prove, significa pretendere un nuovo giudizio di merito, operazione preclusa in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato che l’apparato motivazionale della Corte d’Appello era completo e privo di illogicità macroscopiche. In particolare, era stato accertato che fu proprio il ricorrente a sferrare il primo pugno, scatenando la reazione degli altri soggetti coinvolti. Di conseguenza, non sussistevano i presupposti per la scriminante della legittima difesa.

Anche il secondo e il terzo motivo sono stati giudicati manifestamente infondati. La graduazione della pena, così come la concessione delle attenuanti generiche, rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, circostanze non riscontrate nel caso di specie. La Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato la sua decisione, facendo riferimento all’assenza di elementi positivi da valorizzare in favore dell’imputato.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ribadisce un concetto cruciale: il suo ruolo non è quello di un “terzo giudice” che può rivedere l’intera vicenda, ma quello di garante della corretta applicazione della legge (ius constitutionis) e dell’uniforme interpretazione del diritto (ius nomophylachiae). Un ricorso è destinato all’inammissibilità quando, invece di denunciare vizi di legge o motivazioni illogiche, tenta di ottenere una nuova e più favorevole valutazione delle prove. La conseguenza per il ricorrente è stata la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a conferma della temerarietà del suo tentativo.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare violazioni di legge o vizi logici nella motivazione della sentenza, mirava a ottenere una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti. Questa attività è riservata ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

La Corte di Cassazione può riconsiderare le prove, come un filmato?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare direttamente le prove. Il suo compito è verificare che il giudice di merito abbia valutato le prove in modo logico e coerente, senza cadere in contraddizioni. Non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena o il diniego delle attenuanti generiche?
È possibile solo in casi molto limitati, ovvero quando la decisione del giudice di merito è totalmente priva di motivazione, oppure è basata su un ragionamento manifestamente illogico o arbitrario. Al di fuori di queste ipotesi, la determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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