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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per reati di contraffazione e ricettazione. Il ricorso è stato giudicato tale perché i motivi erano una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello e miravano a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità. La Corte ha stabilito che un ricorso inammissibile di questo tipo comporta la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Limiti dell’Appello

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una terza occasione per ridiscutere i fatti. Un’ordinanza recente della Suprema Corte chiarisce con fermezza i paletti procedurali, dichiarando un ricorso inammissibile perché generico e meramente reiterativo. Analizziamo questa decisione per capire quali errori evitare e quali sono le conseguenze.

I fatti del caso: Dalla condanna al ricorso

Il caso trae origine dalla condanna di due persone, confermata dalla Corte d’Appello di Napoli, per reati legati alla contraffazione e alla ricettazione (artt. 497-bis, 477-482 e 648 del codice penale). Non accettando la sentenza di secondo grado, gli imputati hanno deciso di presentare un unico ricorso per cassazione, affidandosi al loro difensore per contestare la decisione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, non solo la condanna è diventata definitiva, ma i ricorrenti sono stati anche condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. Una decisione netta che sottolinea l’importanza di un approccio corretto al giudizio di legittimità.

Le motivazioni: perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali, corrispondenti ai motivi di ricorso presentati dalla difesa. Entrambi sono stati ritenuti palesemente non accoglibili.

Primo motivo di ricorso inammissibile: La genericità e la richiesta di un riesame del merito

Il primo motivo di ricorso, secondo la Corte, era ‘privo di specificità’. In pratica, i ricorrenti si erano limitati a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Questo comportamento rende il ricorso meramente reiterativo e, quindi, inammissibile.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come la difesa tentasse di ottenere una diversa ricostruzione dei fatti e una nuova valutazione delle prove. Questo, però, è un compito che spetta ai giudici di primo e secondo grado (giudizio di merito). La Corte di Cassazione, invece, è un giudice di legittimità: il suo ruolo è verificare che la legge sia stata applicata correttamente, non stabilire come sono andati i fatti. Tentare di ottenere un ‘terzo grado di merito’ senza denunciare uno specifico travisamento della prova è un errore che porta inevitabilmente a una dichiarazione di ricorso inammissibile.

Secondo motivo: Il diniego delle attenuanti generiche

Anche il secondo motivo, relativo alla mancata concessione delle attenuanti generiche, è stato giudicato ‘manifestamente infondato’. La difesa lamentava che la Corte d’Appello non avesse motivato a sufficienza questa decisione. La Cassazione ha ribattuto citando la sua giurisprudenza consolidata: per negare le attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice di merito faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi (ad esempio, la gravità dei fatti o la personalità dell’imputato), senza dover analizzare e confutare ogni singolo possibile elemento a favore. La Corte d’Appello lo aveva fatto in modo congruo e, pertanto, la sua decisione era incensurabile in sede di legittimità.

Le conclusioni: Lezioni pratiche dalla pronuncia

Questa ordinanza offre due importanti lezioni. La prima è che il ricorso per cassazione deve essere tecnico e specifico: deve individuare precise violazioni di legge o vizi logici nella motivazione della sentenza precedente, non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi. La seconda è che tentare di usare la Cassazione come un terzo grado di merito è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna, ma anche ulteriori oneri economici. La dichiarazione di ricorso inammissibile non è un mero formalismo, ma la sanzione per un uso improprio dello strumento processuale.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato generico e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico quando si limita a ripetere le stesse doglianze già respinte nel grado precedente, senza confrontarsi specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata, oppure quando non individua precisi errori di diritto.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione delle prove?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può effettuare una diversa ricostruzione dei fatti o una nuova valutazione delle prove, a meno che non venga denunciato uno specifico e palese travisamento della prova, cosa che non è avvenuta in questo caso.

Come deve motivare un giudice la decisione di non concedere le attenuanti generiche?
Secondo la giurisprudenza consolidata citata nell’ordinanza, per motivare il diniego delle attenuanti generiche è sufficiente che il giudice faccia un congruo riferimento agli elementi che ha ritenuto decisivi o rilevanti per la sua decisione, senza essere obbligato a esaminare ogni singolo aspetto che potrebbe astrattamente giocare a favore dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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