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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per false dichiarazioni. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, considerati una mera ripetizione di argomentazioni già valutate, senza una critica specifica alla sentenza d’appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: perché non basta ripetere le stesse ragioni

Quando si presenta un appello alla Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere che non si tratta di un terzo grado di giudizio dove rivalutare i fatti. Un’ordinanza recente della Suprema Corte chiarisce perfettamente i requisiti di specificità richiesti, dichiarando un ricorso inammissibile perché meramente ripetitivo e privo di una reale critica alla sentenza impugnata. Analizziamo insieme questo caso per capire quali errori evitare.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado per il reato di false dichiarazioni ai sensi dell’art. 95 del D.P.R. 115/2002, commesso nell’ottobre del 2015. La sentenza di condanna è stata successivamente confermata integralmente dalla Corte d’Appello nel gennaio 2022. Non rassegnato, l’imputato ha deciso di proporre ricorso per cassazione, contestando la decisione dei giudici di secondo grado.

I Motivi del Ricorso Inammissibile secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stroncato sul nascere le speranze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La ragione principale risiede nella modalità con cui sono stati formulati i motivi di ricorso. I giudici hanno sottolineato che le argomentazioni presentate non erano altro che una sterile ripetizione delle doglianze già sollevate e respinte in sede di appello.

Mancava, secondo la Corte, un elemento cruciale: un’analisi critica e specifica delle ragioni che avevano portato la Corte d’Appello a confermare la condanna. In pratica, il ricorrente non si è confrontato con la motivazione della sentenza di secondo grado, ma si è limitato a riproporre le stesse questioni, ignorando le risposte già fornite dai giudici.

L’Importanza della Specificità dei Motivi di Ricorso

La decisione si allinea a un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, richiamando importanti sentenze precedenti (tra cui le Sezioni Unite ‘Galtelli’). Per essere ammissibile, un ricorso in Cassazione non può essere generico. Deve individuare con precisione il punto della decisione impugnata che si ritiene errato e spiegare in modo chiaro e puntuale perché la motivazione del giudice d’appello sarebbe illogica, contraddittoria o in violazione di legge. Un ricorso inammissibile è spesso il risultato di un atto che non riesce a superare questa soglia di specificità.

Le Conseguenze Economiche della Decisione

La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze. Oltre a rendere definitiva la condanna, comporta per legge la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la Corte ha condannato l’imputato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorso inammissibile, in assenza di ragioni che possano giustificare un esonero.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono state nette e proceduralmente rigorose. I giudici hanno rilevato che i motivi del ricorso non erano ‘scanditi da necessaria analisi critica delle argomentazioni poste a base della decisione impugnata’. È stato evidenziato come le censure fossero ‘meramente reiterative di doglianze già adeguatamente vagliate’ dalla Corte d’Appello. La valutazione degli elementi probatori da parte del giudice di secondo grado è stata considerata conforme all’orientamento della Corte di legittimità, rendendo le critiche del ricorrente prive di fondamento e di capacità di incidere sulla logicità della sentenza impugnata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: non è una terza istanza di merito. Il ricorso deve essere un atto tecnico, mirato a scovare vizi di legittimità nella sentenza d’appello, non a ottenere una nuova valutazione dei fatti. La mancata aderenza a questi principi di specificità e criticità porta inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento di spese e sanzioni. È un monito a formulare le impugnazioni con la massima cura e precisione tecnica, evitando di riproporre argomenti già sconfitti senza un reale e approfondito confronto con le motivazioni del giudice precedente.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono generici, non contengono un’analisi critica specifica della sentenza impugnata e si limitano a ripetere argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, come nel caso di specie, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva.

È sufficiente riproporre gli stessi motivi dell’appello nel ricorso per Cassazione?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione richiede che il ricorso si confronti specificamente con le motivazioni della sentenza d’appello, evidenziandone i presunti vizi di legittimità, e non sia una mera riproposizione delle doglianze precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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