LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di evasione (art. 385 c.p.). I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici e volti a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha confermato la pena, negando l’applicazione di attenuanti a causa della persistente inclinazione a delinquere e dell’abitualità della condotta del ricorrente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di una Decisione della Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile e dei principi che governano il giudizio di legittimità davanti alla Corte di Cassazione. Attraverso l’analisi di un caso di evasione, la Suprema Corte ribadisce i confini del proprio sindacato, che non può mai trasformarsi in una nuova valutazione dei fatti, e chiarisce i criteri per la determinazione della pena, soprattutto in presenza di una condotta abituale.

I Fatti del Caso: Condanna per Evasione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale, emessa dalla Corte di Appello di Milano. L’imputato, sottoposto a una misura restrittiva, aveva violato ripetutamente il vincolo custodiale. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, contestando sia la dichiarazione di responsabilità sia il trattamento sanzionatorio applicato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Questa decisione si fonda su una duplice valutazione: da un lato, i motivi relativi alla responsabilità penale sono stati giudicati generici e volti a ottenere una rivalutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità; dall’altro, le censure riguardanti la pena sono state ritenute infondate, poiché i giudici di merito avevano correttamente motivato le loro scelte.

Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Corte si articolano su punti fondamentali del diritto penale e processuale.

Limiti del Giudizio di Legittimità e il Ricorso Inammissibile

Il primo motivo di ricorso contestava la correttezza della motivazione sulla responsabilità penale. La Corte ha ribadito un principio cardine: il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Corte non può riesaminare le prove e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. Può solo verificare che la motivazione sia logicamente coerente e giuridicamente corretta. Nel caso di specie, la sentenza d’appello è stata ritenuta immune da vizi, basata su un’analisi esauriente dei dati probatori. I motivi del ricorrente, al contrario, sono stati considerati un tentativo inammissibile di proporre una lettura alternativa dei fatti.

Valutazione del Trattamento Sanzionatorio

Anche le doglianze sul trattamento sanzionatorio sono state respinte. La Corte ha osservato che i giudici di merito avevano adeguatamente giustificato le loro decisioni in merito alla pena.

In particolare, è stato negato il beneficio della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La ragione risiede nelle ripetute violazioni del vincolo custodiale, che dimostravano una persistente inclinazione a delinquere e l’abitualità della condotta, elementi ostativi all’applicazione di tale causa di non punibilità.

Inoltre, non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche a causa della mancanza di elementi positivi sulla personalità dell’imputato e della presenza di elementi negativi, legittimamente desunti ai sensi dell’art. 133 c.p.

Infine, la Corte ha ritenuto proporzionata la pena base, fissata al minimo edittale, e l’aumento applicato per la continuazione del reato, considerata la personalità negativa del ricorrente e la gravità complessiva dei fatti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante sui requisiti di un ricorso in Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione di merito; è necessario individuare vizi specifici di legittimità, come errori nell’applicazione della legge o palesi illogicità nella motivazione. Un ricorso inammissibile, perché generico o fattuale, non solo non ha speranze di successo, ma comporta anche la condanna a ulteriori spese. La decisione, inoltre, conferma che la valutazione della personalità dell’imputato, basata su elementi concreti come l’abitualità della condotta, gioca un ruolo cruciale nella determinazione della pena e nell’esclusione di benefici di legge.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, teorici e miravano a una rivalutazione delle prove e dei fatti. Questo tipo di analisi non è consentito nel giudizio di legittimità della Corte di Cassazione, che si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Per quale motivo non è stata concessa la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La causa di non punibilità (art. 131-bis c.p.) è stata negata a causa delle ripetute violazioni del vincolo custodiale da parte del ricorrente. Secondo la Corte, questa condotta dimostrava una persistente inclinazione a delinquere e l’abitualità del comportamento illecito, condizioni che ostacolano l’applicazione di tale beneficio.

Cosa ha considerato la Corte per confermare la pena decisa in appello?
La Corte ha ritenuto la pena adeguata e proporzionata. Ha confermato che la pena base era già stata fissata al minimo previsto dalla legge e che l’aumento per la continuazione del reato era giustificato dalla personalità negativa del ricorrente e dalla gravità complessiva dei fatti commessi. Inoltre, è stata confermata l’omessa concessione delle attenuanti generiche per l’assenza di elementi positivi valutabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati