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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il caso riguarda un imputato che, dopo una condanna penale, aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto e la sospensione condizionale della pena. La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, sottolineando come la commissione di un reato a breve distanza dalla conclusione di una messa alla prova per un fatto analogo e la presenza di precedenti penali ostacolino la concessione di tali benefici.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: perché la Cassazione può respingere un appello

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, si spera di ottenere una revisione favorevole di una sentenza. Tuttavia, non tutti i ricorsi vengono esaminati nel merito. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile, illustrando le ragioni per cui la Suprema Corte può rigettare un’istanza senza entrare nel vivo della questione. Questo caso evidenzia come i precedenti penali e la condotta dell’imputato possano precludere l’accesso a benefici come la non punibilità per tenuità del fatto e la sospensione della pena.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine con la condanna di un individuo da parte del Tribunale di primo grado alla pena di 4 mesi di reclusione e 800 euro di multa. In seguito, la Corte d’Appello, pur confermando la colpevolezza, riformava parzialmente la sentenza, riducendo la pena a 2 mesi e 20 giorni di reclusione e 533 euro di multa.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. La mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che prevede la non punibilità per la particolare tenuità del fatto.
2. Il diniego della sospensione condizionale della pena.

L’imputato sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel non concedergli questi benefici.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso e li ha ritenuti entrambi manifestamente infondati. Di conseguenza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non solo rende definitiva la condanna stabilita dalla Corte d’Appello, ma comporta anche conseguenze economiche significative per il ricorrente.

Le Motivazioni: Analisi di un ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha fornito una spiegazione dettagliata e logica per la sua decisione, analizzando separatamente i due motivi di ricorso.

Sulla non applicabilità dell’art. 131-bis c.p.

Il primo motivo è stato considerato infondato perché la Corte territoriale aveva correttamente escluso la particolare tenuità del fatto. L’elemento decisivo è stata una circostanza specifica: il reato in questione era stato commesso a breve distanza temporale dalla conclusione di un periodo di ‘messa alla prova’ (ex art. 464-bis c.p.p.) disposto per un reato analogo. Secondo i giudici, questo dimostrava una tendenza a delinquere e un comportamento non occasionale, elementi che sono incompatibili con il presupposto della ‘tenuità’ richiesto dalla norma. In sostanza, la vicinanza tra i due episodi criminali negava la possibilità di considerare il secondo fatto come un episodio isolato e di minima gravità.

Sul diniego della sospensione condizionale della pena

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato il rifiuto di concedere la sospensione condizionale della pena basandosi sui precedenti penali che gravavano sull’imputato. La presenza di un passato criminale è infatti un elemento che il giudice deve valutare per formulare un giudizio prognostico sulla futura condotta del reo. In questo caso, i precedenti sono stati ritenuti un indicatore negativo, tale da non giustificare la concessione del beneficio.

Le Conclusioni: Conseguenze pratiche della pronuncia

La declaratoria di inammissibilità ha avuto due conseguenze dirette per il ricorrente, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale. In primo luogo, la condanna al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, il versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha sottolineato che tale sanzione economica è giustificata quando la parte propone un ricorso senza che vi siano elementi per ritenere che l’inammissibilità sia dovuta a una causa non colpevole. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente in sede di legittimità, deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile, perché palesemente infondato, non solo non porta al risultato sperato, ma si traduce in un ulteriore onere economico per chi lo propone.

Perché è stata negata l’applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.)?
La richiesta è stata respinta perché il reato contestato era stato commesso a poca distanza di tempo dalla conclusione di una messa alla prova per un reato simile. Ciò ha indicato, secondo la Corte, un comportamento non occasionale e quindi incompatibile con il beneficio.

Per quale motivo non è stata concessa la sospensione condizionale della pena?
La sospensione condizionale della pena non è stata concessa a causa dei precedenti penali gravanti sull’imputato, che la Corte ha ritenuto sufficienti per giustificare un giudizio prognostico negativo sulla sua futura condotta.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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