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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione si basa sulla constatazione che i motivi del ricorso erano una mera ripetizione di argomenti già valutati e respinti in appello, senza individuare vizi di legittimità nella sentenza impugnata. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Spiega i Limiti dell’Appello

Quando un imputato decide di portare il proprio caso fino all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, deve rispettare regole procedurali precise. Un recente provvedimento ha ribadito un principio fondamentale: non è possibile presentare un ricorso inammissibile basato sulla semplice riproposizione di argomenti già discussi e respinti nei gradi precedenti. Questo caso, relativo a una condanna per resistenza a pubblico ufficiale, offre uno spunto prezioso per comprendere i limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Decisione della Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, ai sensi dell’art. 337 del codice penale. La sentenza di condanna è stata confermata dalla Corte d’Appello di Torino. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, contestando diversi aspetti della sentenza, tra cui la sua responsabilità penale, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e il diniego di una pena sostitutiva.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte, con una sintetica ma chiarissima ordinanza, ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella natura stessa del giudizio di Cassazione. Questo tribunale non è un terzo grado di merito, chiamato a riesaminare i fatti, ma un giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze impugnate.

Nel caso di specie, i giudici hanno rilevato che i motivi presentati dalla difesa non erano altro che una pedissequa ripetizione delle doglianze già sollevate e adeguatamente respinte dalla Corte d’Appello. La difesa non ha evidenziato vizi di legittimità, come un errore nell’interpretazione di una norma o una manifesta illogicità nel ragionamento dei giudici di merito, ma ha tentato di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che i giudici di merito avevano già vagliato e disatteso le argomentazioni difensive con motivazioni:

1. Giuridicamente corrette: L’applicazione delle norme, inclusi gli articoli 337 e 131-bis del codice penale, è stata ritenuta conforme al diritto.
2. Puntuali: Le sentenze precedenti avevano risposto in modo specifico a ogni censura mossa dalla difesa.
3. Coerenti: Il ragionamento seguito dai giudici era logico e basato sulle prove acquisite nel processo.
4. Immuni da vizi logici: Non sono state riscontrate incongruenze manifeste nella valutazione della responsabilità dell’imputato, né in relazione agli elementi oggettivi del reato né a quelli soggettivi.

Di conseguenza, anche le contestazioni relative alla mancata applicazione della causa di non punibilità e al diniego della pena sostitutiva sono state ritenute inammissibili, in quanto derivanti dalla stessa, infondata, riproposizione di argomenti di merito.

Le Conclusioni: Conseguenze e Principio di Diritto

La declaratoria di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale per chi opera nel diritto: il ricorso in Cassazione non è una terza possibilità per discutere i fatti. È uno strumento straordinario per correggere errori di diritto. Presentare un ricorso che si limiti a ripetere le stesse argomentazioni già respinte, senza individuare specifici vizi di legittimità, non solo è inutile, ma espone il ricorrente a sanzioni economiche. È un monito a formulare impugnazioni mirate e tecnicamente fondate, rispettando la funzione e i limiti del giudizio della Suprema Corte.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano meramente riproduttivi di argomenti già esaminati e correttamente respinti dai giudici di merito, senza sollevare nuove questioni di legittimità.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila Euro in favore della Cassa delle ammende.

Il ricorso contestava anche il diniego di benefici come la non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Sì, il ricorso contestava anche la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. e il diniego di una pena sostitutiva, ma la Corte ha ritenuto inammissibili anche questi motivi, confermando le valutazioni dei giudici precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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