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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

Un soggetto, condannato per furto aggravato, si rivolge alla Corte di Cassazione. La Corte dichiara il ricorso inammissibile perché i motivi presentati sono generici, riproponendo questioni già valutate e respinte in appello, e chiedono un riesame dei fatti non consentito in sede di legittimità. Di conseguenza, la condanna è confermata.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso di Furto Aggravato

La Corte di Cassazione rappresenta il vertice della giurisdizione e il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio dove riesaminare i fatti, ma di garante della corretta applicazione della legge. Una recente ordinanza chiarisce nuovamente i limiti di questo strumento, dichiarando un ricorso inammissibile perché generico e volto a un non consentito riesame del merito. Questo caso offre spunti preziosi per comprendere quando un appello alla Suprema Corte è destinato a fallire.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per furto in abitazione, aggravato dall’uso di mezzi fraudolenti e da altre circostanze, emessa prima dal tribunale e poi confermata dalla Corte d’Appello di Trieste. L’imputato, ritenuto responsabile del reato commesso nel 2015, decideva di contestare la sua colpevolezza presentando, tramite il suo difensore, un ricorso alla Corte di Cassazione, basato su un unico motivo di impugnazione.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 14195/2024, ha troncato sul nascere le speranze dell’imputato, dichiarando il suo ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali della procedura penale che regolano l’accesso al giudizio di legittimità.

La Genericità del Motivo di Ricorso

Il primo punto critico evidenziato dai giudici è la genericità del motivo presentato. Il ricorso, infatti, non faceva altro che riproporre le stesse argomentazioni già sollevate nel giudizio di appello. La Corte d’Appello aveva già esaminato in modo approfondito e congruo tali rilievi, spiegando dettagliatamente (nelle pagine 7 e 8 della sentenza) come l’insieme degli indizi raccolti portasse inequivocabilmente a identificare l’imputato come l’autore del reato. Ripetere le stesse doglianze senza contestare specifici vizi logici o giuridici della sentenza d’appello rende il ricorso meramente riproduttivo e, quindi, inammissibile.

Il Divieto di Rivalutazione del Merito

Il secondo e cruciale aspetto riguarda la natura del giudizio di Cassazione. Il ricorso presentato chiedeva, di fatto, alla Suprema Corte di effettuare una nuova e diversa valutazione delle prove. L’imputato, contrapponendo la propria interpretazione dei fatti a quella dei giudici di merito, sollecitava una scelta tra diverse possibili letture del materiale probatorio. Questa operazione, tuttavia, è preclusa in sede di legittimità. La Cassazione non può sostituire il proprio apprezzamento dei fatti a quello, logicamente motivato, dei giudici di primo e secondo grado. Un ricorso è ammissibile solo se denuncia vizi specifici, come un’errata interpretazione della legge o un’illogicità manifesta della motivazione, e non se si limita a proporre una ricostruzione alternativa dei fatti.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono chiare e didattiche. Il ricorso è stato considerato generico perché si limitava a ripetere le argomentazioni già adeguatamente vagliate e respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva fornito una spiegazione logica e coerente del perché gli elementi indiziari raccolti fossero sufficienti a provare la colpevolezza dell’imputato. Inoltre, il tentativo di contrapporre un ‘alternativo apprezzamento delle prove’ alla valutazione dei giudici di merito è un’operazione non consentita in Cassazione. Il ruolo della Suprema Corte è di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non di riesaminare le prove come se fosse un terzo grado di giudizio sui fatti. L’assenza di contestazioni su specifici e decisivi fraintendimenti delle prove ha quindi condotto inevitabilmente alla dichiarazione di inammissibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non è un’ulteriore opportunità per discutere i fatti di una causa. Per avere successo, un ricorso deve essere tecnico e mirato, individuando con precisione errori di diritto o vizi logici macroscopici nella decisione impugnata. Proporre motivi generici o tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove si traduce non solo in un ricorso inammissibile, ma anche nella condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come in questo caso, quantificata in 3.000 euro. È un monito per chiunque intenda adire la Suprema Corte: l’impugnazione deve essere fondata su solidi argomenti giuridici, non su una semplice insoddisfazione per l’esito dei precedenti gradi di giudizio.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era generico, ovvero si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, e perché chiedeva una nuova valutazione delle prove, attività che non è permessa nel giudizio di Cassazione.

Cosa non si può chiedere alla Corte di Cassazione?
Non si può chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti del processo o di fornire una diversa interpretazione delle prove rispetto a quella data dai giudici di primo e secondo grado. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza, non di giudicare nuovamente sul merito della vicenda.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000,00 Euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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