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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per associazione a delinquere e contraffazione. La decisione si basa sul fatto che l’imputato ha riproposto le stesse argomentazioni già respinte in appello e ha sollevato un’eccezione sulla recidiva palesemente infondata. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Regole Ferree della Cassazione

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è un’opportunità per ridiscutere l’intero processo. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci ricorda che un ricorso inammissibile non solo viene respinto, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone. Analizziamo una decisione che illustra perfettamente quando e perché un ricorso non supera il vaglio di ammissibilità.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso per Cassazione

Il caso in esame riguarda un imputato condannato in primo grado e in appello per reati gravi, tra cui associazione per delinquere (art. 416 c.p.) e contraffazione (art. 453 c.p.). Non rassegnato alla decisione della Corte d’Appello, l’imputato decide di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di contestazione.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con una sintetica ma chiara ordinanza, ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. La decisione si fonda su una valutazione critica dei motivi presentati dal ricorrente, ritenuti non idonei a giustificare un riesame della sentenza impugnata. Vediamo nel dettaglio perché.

Il Primo Motivo: La Mera Ripetizione degli Argomenti

Il primo motivo di ricorso lamentava un presunto vizio di motivazione riguardo alla responsabilità penale dell’imputato. Tuttavia, i giudici della Cassazione hanno rapidamente rilevato che le argomentazioni presentate non erano originali, ma costituivano una semplice e “pedissequa” riproduzione di quelle già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Corte territoriale aveva già fornito una risposta adeguata e giuridicamente corretta a tali doglianze. Proporre nuovamente gli stessi identici punti in Cassazione, senza introdurre nuove questioni di legittimità, è una strategia destinata al fallimento.

Il Secondo Motivo: Un’Eccezione Manifestamente Infondata

Il secondo motivo si concentrava sulla presunta erronea applicazione della recidiva. Il ricorrente sosteneva che i giudici avessero tenuto conto di una precedente condanna che, in realtà, doveva considerarsi estinta a seguito del successo di un percorso di affidamento in prova ai servizi sociali. Anche questa doglianza è stata giudicata “manifestamente infondata”. La Corte di Cassazione ha evidenziato come la stessa sentenza d’appello avesse esplicitamente chiarito di non aver considerato quella specifica condanna ai fini della recidiva. L’argomento del ricorrente era quindi basato su un presupposto fattuale errato, rendendo il motivo privo di qualsiasi fondamento.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si basa su principi consolidati del diritto processuale penale. Il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono rivalutare le prove o i fatti. Il suo compito è garantire l’uniforme interpretazione della legge e la corretta applicazione delle norme processuali. Un ricorso, per essere ammissibile, deve sollevare questioni di puro diritto o vizi di motivazione che siano reali, specifici e decisivi. Riproporre argomenti già vagliati o basare le proprie censure su presupposti errati trasforma il ricorso in un tentativo dilatorio che non può essere accolto. La dichiarazione di inammissibilità è, quindi, la logica conseguenza di un’impugnazione che non rispetta i requisiti imposti dalla legge.

Le Conclusioni: Lezioni Pratiche per un Ricorso Efficace

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale: la redazione di un ricorso per Cassazione richiede rigore tecnico e la capacità di individuare vizi specifici della sentenza impugnata, non la semplice riproposizione di argomenti di merito. Un ricorso inammissibile comporta non solo il rigetto dell’impugnazione, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro. Prima di intraprendere la via della Cassazione, è quindi cruciale una valutazione attenta e onesta delle reali possibilità di successo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: il primo motivo era una mera ripetizione di argomenti già respinti dalla Corte d’Appello, mentre il secondo motivo era manifestamente infondato, in quanto basato su un’errata interpretazione della sentenza impugnata riguardo alla recidiva.

Cosa significa che un motivo di ricorso è una “pedissequa riproduzione” di un motivo d’appello?
Significa che l’argomento presentato in Cassazione è una copia identica o quasi identica di quello già sollevato e discusso nel precedente grado di giudizio (l’appello), senza introdurre nuovi profili di illegittimità specifici della sentenza di secondo grado.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata quantificata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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