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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per reati stradali. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza e genericità dei motivi, i quali non contestavano efficacemente la logica e congrua motivazione della corte d’appello, sia sulla responsabilità che sulla dosimetria della pena. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Appello

Presentare un ricorso in Cassazione non è una semplice formalità, ma un’azione che richiede precisione, specificità e un confronto critico con la sentenza che si intende impugnare. Quando questi elementi mancano, il risultato è spesso un ricorso inammissibile, come dimostra una recente ordinanza della Suprema Corte. Analizziamo questo caso per comprendere quali sono i paletti procedurali e perché la genericità delle argomentazioni conduce inevitabilmente a una pronuncia negativa, con conseguente condanna alle spese.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna all’Impugnazione

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che confermava la responsabilità penale di un individuo per reati previsti dal Codice della Strada, in particolare dall’articolo 189, commi 6 e 7. Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, articolando le sue critiche su tre punti principali.

I Motivi del Ricorso e la loro Valutazione

I motivi presentati dal ricorrente riguardavano:
1. La presunta violazione di legge e il vizio di motivazione in merito all’affermazione della sua responsabilità penale.
2. In subordine, il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.
3. Infine, la contestazione sulla dosimetria della pena, ritenuta eccessiva.

Nonostante le argomentazioni, la Corte di Cassazione ha stroncato l’iniziativa, definendo tutti i motivi del ricorso inammissibile per ragioni precise e ben definite.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La motivazione di questa drastica decisione risiede nella natura stessa dei motivi presentati. I primi due, relativi alla responsabilità e all’applicazione dell’art. 131-bis c.p., sono stati giudicati ‘manifestamente infondati’, ‘assolutamente privi di specificità’ e ‘del tutto assertivi’. In pratica, il ricorrente non si è confrontato in modo adeguato e critico con le argomentazioni logiche e giuridicamente corrette della Corte d’Appello, limitandosi a riproporre le proprie tesi senza smontare il ragionamento dei giudici di merito. Anche il terzo motivo, relativo alla pena, ha subito la stessa sorte. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la determinazione della pena è una prerogativa discrezionale del giudice di merito, che la esercita seguendo i criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale. Un ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per ottenere una nuova valutazione sulla congruità della sanzione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel motivare la propria decisione, ha sottolineato come il ricorso mancasse di un’analisi critica necessaria per poter essere esaminato in sede di legittimità. I giudici del gravame avevano fornito una spiegazione chiara e logica sia degli elementi di prova a carico dell’imputato, sia delle ragioni ostative all’applicazione della causa di non punibilità. Il ricorrente, invece, non ha saputo contrapporre argomenti specifici in grado di incrinare la solidità di tale impianto motivazionale. La stessa carenza è stata riscontrata riguardo alla pena: la censura era inammissibile perché mirava a una nuova valutazione di merito, preclusa in sede di legittimità. Di conseguenza, applicando l’art. 616 del codice di procedura penale, non ravvisando un’assenza di colpa nella causa di inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma alla cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

Questa ordinanza offre un importante insegnamento pratico: un ricorso in Cassazione deve essere un atto chirurgico, non un generico lamento. È indispensabile che le doglianze siano specifiche, pertinenti e che si confrontino punto per punto con la motivazione della sentenza impugnata. Limitarsi a ripetere le proprie tesi o a criticare in modo assertivo la decisione dei giudici di merito è una strategia destinata al fallimento. La declaratoria di inammissibilità non è solo una sconfitta processuale, ma comporta anche conseguenze economiche significative per il ricorrente, che si trova a dover sostenere le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria. La via della Cassazione è stretta e richiede un’argomentazione giuridica impeccabile.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, privi di specificità, meramente assertivi e non si confrontano criticamente con le argomentazioni logiche e corrette contenute nella sentenza impugnata.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa da un giudice?
No, la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la stabilisce secondo i principi degli artt. 132 e 133 del codice penale. Una censura che miri semplicemente a una nuova valutazione della congruità della pena è inammissibile in sede di Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, se non si ravvisa un’assenza di colpa, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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