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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

Un imputato, condannato per furto aggravato in un garage, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione sostenendo un’errata qualificazione del reato. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché l’appellante si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Questo principio sottolinea che l’impugnazione deve essere una critica specifica e non una mera ripetizione.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: perché la Cassazione respinge le impugnazioni ripetitive

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce un principio fondamentale della procedura penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando l’impugnazione si limita a ripetere le stesse doglianze già respinte in appello, senza un confronto critico con le motivazioni della sentenza impugnata. Questa ordinanza offre uno spunto prezioso per comprendere la funzione e i limiti del giudizio di legittimità.

I fatti del caso: il furto in garage e la condanna

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di furto in abitazione aggravato. L’imputato era stato ritenuto colpevole di aver sottratto una bicicletta da un garage, annesso all’abitazione dei genitori della persona offesa. Sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello avevano confermato la condanna a quattro anni di reclusione.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su un unico motivo: l’erronea qualificazione giuridica del fatto. Secondo la difesa, il garage non poteva essere considerato una ‘privata dimora’ o una ‘pertinenza’ dell’abitazione ai sensi dell’art. 624-bis del codice penale, e quindi il reato non avrebbe dovuto essere qualificato come furto in abitazione.

L’appello e il ricorso inammissibile in Cassazione

Il punto cruciale, tuttavia, non risiede tanto nella definizione di ‘privata dimora’, quanto nella modalità con cui è stato formulato il ricorso. La Corte di Cassazione ha immediatamente rilevato come le argomentazioni presentate fossero una mera riproposizione di quelle già sollevate e respinte con motivazione congrua e logica dalla Corte d’Appello.

La critica all’assenza di critica

La funzione tipica di un’impugnazione, come ribadito dalla Corte, è quella di una ‘critica argomentata’ al provvedimento che si contesta. Questo significa che l’atto di appello o di ricorso non può essere una semplice ripetizione. Deve, invece, confrontarsi puntualmente con le ragioni esposte dal giudice precedente, indicando specificamente gli elementi di fatto e di diritto che ne dimostrerebbero l’erroneità. Se questo confronto manca, l’atto perde la sua funzione essenziale e si destina all’inammissibilità.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha richiamato il suo consolidato orientamento giurisprudenziale. Un ricorso per cassazione che riproduce le medesime censure già prospettate in appello e motivatamente respinte, senza confrontarsi criticamente con gli argomenti del provvedimento impugnato, è inammissibile. Invece di contestare la logica della sentenza d’appello, l’imputato si è limitato a lamentare genericamente una carenza o illogicità della motivazione, reiterando una tesi già vagliata e superata.

La Corte ha sottolineato che l’atto di impugnazione deve contenere un confronto puntuale e specifico con le argomentazioni della decisione contestata. In assenza di questo confronto, il ricorso diventa un esercizio sterile, incapace di attivare il controllo di legittimità per cui è previsto.

Le conclusioni: l’importanza di un’impugnazione specifica

La decisione in esame è un monito fondamentale per la pratica legale. Non è sufficiente avere delle ragioni valide per contestare una sentenza; è essenziale articolarle nel modo corretto. Ogni grado di giudizio ha una sua funzione specifica, e il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito dove poter ridiscutere i fatti. È un giudizio sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Di conseguenza, un ricorso inammissibile non solo porta al rigetto dell’istanza, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie, con una condanna al versamento di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, non si confronta criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata ma si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già presentati e respinti in appello.

È sufficiente riproporre in Cassazione gli stessi motivi dell’appello?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che la funzione dell’impugnazione è quella di una critica argomentata. Riproporre le medesime considerazioni senza un confronto puntuale con le argomentazioni del provvedimento contestato rende il ricorso inammissibile.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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