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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per truffa, poiché i motivi presentati erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello. L’ordinanza sottolinea che la titolarità del conto corrente su cui è stato versato il denaro è una prova sufficiente e che la condotta abituale dell’imputata impedisce l’applicazione della particolare tenuità del fatto, confermando la sua proclività a delinquere.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Reiterazione dei Motivi d’Appello

Quando si impugna una sentenza, è fondamentale presentare argomentazioni nuove e specifiche. Un ricorso inammissibile è spesso il risultato di una strategia difensiva che si limita a ripetere le stesse doglianze già respinte nei gradi di giudizio precedenti. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio, spiegando perché la mera reiterazione dei motivi d’appello non è sufficiente per ottenere una revisione della decisione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una condanna per il reato di truffa, previsto dall’art. 640 del codice penale. L’imputata, dopo la conferma della condanna da parte della Corte d’Appello, ha presentato ricorso per Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:

1. Errata valutazione della prova: La difesa sosteneva che l’utenza telefonica usata per la truffa non fosse intestata all’imputata.
2. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si chiedeva il proscioglimento per la particolare tenuità del fatto.
3. Mancata sostituzione della pena detentiva: Si contestava il rifiuto di convertire la pena detentiva in lavori di pubblica utilità.
4. Errata applicazione della recidiva: Si contestava il riconoscimento dell’aggravante della recidiva.

La Corte d’Appello aveva già rigettato tutte queste argomentazioni, ma la difesa le ha riproposte identiche dinanzi alla Suprema Corte.

L’Analisi della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con un’analisi puntuale, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge.

La Reiterazione dei Motivi: Un Errore Procedurale Fatale

Il primo e il secondo motivo sono stati giudicati inammissibili perché costituivano una “pedissequa reiterazione” di quanto già dedotto e respinto in appello. La Corte ha chiarito che un ricorso è valido solo se contiene una critica argomentata e specifica alla motivazione della sentenza impugnata. Riproporre le stesse tesi senza spiegare perché la Corte d’Appello avrebbe sbagliato nel respingerle rende il motivo d’appello non specifico e, quindi, apparente.

Nel merito, i giudici hanno ribadito che la titolarità del conto postale su cui era confluito il prezzo della truffa era una prova schiacciante, rendendo irrilevante a chi fosse intestato il telefono. Inoltre, l’ipotesi che un ignoto “malfattore” avesse lasciato il denaro sul conto dell’imputata per beneficenza è stata ritenuta palesemente inverosimile.

L’Abitualità della Condotta e il Ruolo della Recidiva

Anche gli altri due motivi sono stati respinti. La richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità) è stata negata a causa della “condotta abituale” dell’imputata, che esclude a priori tale beneficio. La Corte ha evidenziato come le precedenti condanne e il nuovo episodio delittuoso dimostrassero una “conclamata proclività a delinquere”, giustificando pienamente anche il riconoscimento della recidiva ai sensi dell’art. 133 c.p.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nel concetto di specificità dei motivi di ricorso. La Cassazione non riesamina i fatti, ma valuta se il giudice precedente abbia commesso errori di diritto o abbia fornito una motivazione illogica o contraddittoria. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse questioni di fatto, senza attaccare il ragionamento giuridico della sentenza d’appello, non assolve alla sua funzione. Di conseguenza, il ricorso è stato considerato solo “apparente”, privo di un reale contenuto critico e quindi dichiarato inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce una lezione fondamentale per chiunque affronti un processo penale: il ricorso per Cassazione richiede un approccio tecnico e rigoroso. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione precedente; è necessario dimostrare, con argomenti giuridici precisi, dove e perché quella decisione sia sbagliata. La mancata osservanza di questo principio non solo porta a un ricorso inammissibile, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, aggravando ulteriormente la posizione del ricorrente.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando si limita a ripetere (pedissequa reiterazione) i motivi già presentati e respinti nel precedente grado di giudizio, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la logica giuridica della sentenza impugnata.

Perché la condotta abituale impedisce l’applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La non punibilità per particolare tenuità del fatto non si applica quando il comportamento dell’imputato è abituale, poiché la ripetizione di reati indica una tendenza a delinquere che è incompatibile con la finalità del beneficio, destinato a casi di criminalità del tutto occasionale.

La titolarità di un conto corrente può essere una prova decisiva in un caso di truffa?
Sì. La Corte ha stabilito che la prova della titolarità del conto corrente sul quale è stato versato il prezzo pattuito costituisce un elemento di prova determinante per attribuire la responsabilità del reato, anche se altri elementi (come l’intestazione di un’utenza telefonica) non riconducono direttamente all’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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