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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo dichiara

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per appropriazione indebita. La Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e generico, poiché si limitava a richiedere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, senza contestare specificamente le motivazioni della sentenza d’appello.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Appropriazione Indebita

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un’impugnazione possa concludersi con una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questo provvedimento sottolinea i rigidi paletti entro cui deve muoversi chi si rivolge al giudice di legittimità, ribadendo che la Corte non è un terzo grado di giudizio sul fatto, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione della legge. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

Il Caso: Dall’Appello al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Palermo per il reato di appropriazione indebita, previsto dall’art. 646 del codice penale. L’imputato, ritenendo la decisione ingiusta, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la presunta illogicità della motivazione della sentenza d’appello e l’erronea applicazione della legge penale.

In sostanza, la difesa contestava il modo in cui i giudici di merito avevano valutato le prove e ricostruito i fatti che avevano portato alla condanna per appropriazione indebita. L’obiettivo era ottenere un annullamento della sentenza di secondo grado.

La Decisione della Corte: La Dichiarazione di Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminato il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. La Corte ha stabilito che il ricorso non possedeva i requisiti minimi per essere esaminato.

Di conseguenza, la condanna inflitta dalla Corte d’Appello è diventata definitiva. Oltre a ciò, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i casi di ricorsi temerari o, come in questo caso, inammissibili.

Le motivazioni dietro un ricorso inammissibile

La Corte Suprema ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali che caratterizzano i limiti del suo potere di giudizio. In primo luogo, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato perché richiedeva una rivalutazione dei fatti. La Cassazione ha costantemente affermato di non poter riesaminare le prove (documenti, testimonianze, etc.) per giungere a una diversa ricostruzione della vicenda. Il suo compito è solo verificare se i giudici dei gradi inferiori hanno applicato correttamente le norme di legge e se la loro motivazione è logica e non contraddittoria.

In secondo luogo, il ricorso è stato definito generico. Questo significa che, invece di individuare specifici errori giuridici o vizi logici nella sentenza impugnata, si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza un confronto critico e puntuale con le ragioni esposte dai giudici d’appello.

Conclusioni: I Limiti del Giudizio di Cassazione e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante: il ricorso in Cassazione non è un’ulteriore possibilità per discutere i fatti del processo. È uno strumento tecnico che deve essere utilizzato per censurare specifici errori di diritto. La richiesta di una nuova valutazione delle prove è destinata a fallire, portando a una declaratoria di ricorso inammissibile e a ulteriori sanzioni economiche per il ricorrente. La decisione conferma che per avere successo in sede di legittimità, è indispensabile formulare censure precise, pertinenti e focalizzate esclusivamente sulla violazione di legge o sui vizi di motivazione, come previsti dal codice di procedura penale.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato, generico, e si limita a richiedere una rivalutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito, senza contestare in modo specifico gli errori di diritto della sentenza impugnata.

Cosa non si può chiedere alla Corte di Cassazione?
Non si può chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti del processo per fornire una nuova interpretazione della vicenda. Il suo ruolo è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione (giudizio di legittimità), non a un nuovo giudizio sul merito dei fatti.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) da versare alla Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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