Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico
Quando si presenta un appello alla Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere i limiti del suo giudizio. Un ricorso inammissibile non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come e perché un ricorso possa essere respinto senza nemmeno entrare nel merito della questione, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione.
I Fatti del Processo
Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Napoli, che aveva confermato la responsabilità penale di due individui per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti. Ritenendo ingiusta la condanna, entrambi gli imputati decidevano di presentare ricorso per Cassazione, affidando al loro difensore il compito di illustrare le presunte illegittimità della decisione di secondo grado. I motivi del ricorso si concentravano sulla valutazione della responsabilità di entrambi e, in particolare, sul ruolo di uno di essi nel concorso nel reato.
La Decisione della Corte: il Ricorso è Inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha tagliato corto, dichiarando i ricorsi inammissibili. Questo significa che i giudici non hanno riesaminato le prove o discusso nuovamente la colpevolezza degli imputati. La Corte ha stabilito che le questioni sollevate non erano idonee a essere valutate in sede di legittimità. La decisione ha comportato non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’imposizione a ciascun ricorrente del pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Decisione
Il cuore della decisione risiede nella natura dei motivi presentati. La Corte ha osservato che i ricorsi erano basati su ‘mere doglianze in punto di fatto’. In altre parole, gli imputati non contestavano un errore nell’applicazione della legge da parte della Corte d’Appello, ma piuttosto la sua valutazione dei fatti e delle prove. Essi hanno riproposto le stesse argomentazioni già esaminate e respinte, con motivazioni corrette e logiche, nel giudizio precedente. La Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito, ma di guardiano della corretta applicazione del diritto (giudizio di legittimità). Tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove, come se si fosse in un nuovo processo, è un errore che conduce inevitabilmente a una dichiarazione di ricorso inammissibile. La condanna alla sanzione pecuniaria è stata giustificata richiamando una sentenza della Corte Costituzionale (n. 186 del 2000), secondo cui la parte che presenta un ricorso senza fondamento giuridico, per propria colpa, deve sostenere un costo aggiuntivo per aver inutilmente attivato la macchina della giustizia.
Conclusioni e Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza è un monito importante. Chi intende ricorrere in Cassazione deve essere consapevole che l’appello può basarsi solo su specifici vizi di legittimità, come l’errata interpretazione di una norma di legge o un vizio logico manifesto nella motivazione della sentenza impugnata. Non è possibile chiedere alla Suprema Corte di ‘rileggere le carte’ per arrivare a una conclusione diversa sui fatti. La formulazione di un ricorso inammissibile non è solo una strategia processuale perdente, ma si traduce in un concreto pregiudizio economico per l’assistito, che si vedrà addebitare non solo le spese del procedimento, ma anche una salata sanzione pecuniaria. Pertanto, è cruciale un’attenta valutazione preliminare da parte del difensore sui reali presupposti per un ricorso in Cassazione.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano ‘mere doglianze in punto di fatto’, ovvero contestazioni sulla valutazione delle prove già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione non può riesaminare i fatti come un giudice di merito.
Quali sono state le conseguenze economiche per i ricorrenti?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità, ciascun ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma aggiuntiva di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
La condanna a una sanzione pecuniaria è automatica in caso di ricorso inammissibile?
Non è automatica, ma molto frequente. La Corte la impone quando ritiene che il ricorrente abbia agito con colpa nel determinare la causa di inammissibilità, ovvero proponendo un ricorso privo di fondati motivi giuridici e gravando inutilmente sul sistema giudiziario.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 2713 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 2713 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME COGNOME
Data Udienza: 22/12/2023
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA COGNOME NOME nato a MUGNANO DI NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 04/04/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
letti i ricorsi proposti nell’interesse di NOME COGNOME e NOME COGNOME avverso la senten in epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
letta la memoria trasmessa dal difensore nell’interesse di entrambi gli imputati;
ritenuto che i ricorsi sono inammissibili in quanto il motivo dedotto da entrambi gli imput in ordine al giudizio di responsabilità ed il secondo motivo del ricorso proposto dalla COGNOME son costituiti da mere doglianze in punto di fatto meramente riproduttive di profili di censura adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dalla sentenza impugnata (s vedano le pagine da 3 a 7 quanto alla destinazione allo spaccio della sostanza stupefacente e le pagine 7 e 8 quanto al concorso della COGNOME);
ritenuto che all’inammissibilità dei ricorsi consegue la condanna dei ricorrenti al pagament delle spese processuali e della somma di euro tremila ciascuno da versare in favore della cassa delle ammende, non potendosi ritenere che gli stessi abbiano proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte cost. n. 186 del 2000).
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 22 dicembre 2023.