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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo dichiara

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di condanna per reati di resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha stabilito che i motivi dell’appello erano generici, meramente ripetitivi di censure già valutate e miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma l’accesso non è automatico. È necessario che l’atto rispetti precisi requisiti di legge, altrimenti si rischia una declaratoria di ricorso inammissibile. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di quali errori evitare e di come la Corte valuti i motivi di impugnazione, specialmente quando questi si rivelano generici o meramente ripetitivi.

I Fatti del Processo

Il caso in esame ha origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello per reati contro la pubblica amministrazione, in particolare per resistenza a pubblico ufficiale (artt. 337-341 bis c.p.). L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per cassazione, affidando la sua difesa a tre principali argomentazioni:

1. Una critica al giudizio di responsabilità formulato dai giudici di merito.
2. La contestazione del mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
3. La richiesta di sostituzione della pena detentiva inflitta.

L’obiettivo del ricorrente era ottenere l’annullamento della sentenza di condanna o, in subordine, una pena più mite.

La Valutazione della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha ritenuto i motivi del ricorso manifestamente infondati e, pertanto, inammissibili. La decisione si basa su una valutazione critica della struttura e del contenuto delle argomentazioni difensive. Secondo i giudici, i motivi presentati erano viziati da due difetti fondamentali che ne hanno decretato l’inammissibilità.

In primo luogo, le censure erano meramente riproduttive di argomentazioni già presentate e adeguatamente valutate nei precedenti gradi di giudizio. In secondo luogo, il ricorso era obiettivamente generico, poiché non si confrontava specificamente con la motivazione della sentenza impugnata, ma mirava a sollecitare una diversa valutazione delle prove e una nuova ricostruzione dei fatti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha chiarito che il suo ruolo non è quello di un ‘terzo grado’ di merito, ma di un giudice di legittimità. Ciò significa che non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi inferiori. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.

Nel caso specifico, il ricorrente non ha evidenziato vizi di legittimità (come un’errata interpretazione della legge o un difetto di motivazione), ma ha semplicemente riproposto la sua versione dei fatti, sperando in un esito diverso. Questo approccio è stato considerato inammissibile perché tenta di trasformare la Cassazione in un giudice di merito, snaturandone la funzione. La Corte ha sottolineato come il ricorso non abbia affrontato le ragioni specifiche per cui la Corte d’Appello aveva confermato la condanna, rendendo le critiche astratte e prive di reale confronto con la decisione contestata. La genericità e la ripetitività dei motivi sono state quindi le cause principali della declaratoria di ricorso inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: un ricorso non può limitarsi a esprimere un dissenso generico rispetto alla sentenza impugnata. È indispensabile che i motivi siano specifici, pertinenti e che mettano in luce un vizio di legittimità della decisione. Riproporre le stesse argomentazioni già respinte o chiedere alla Corte di rivedere i fatti del processo è una strategia destinata al fallimento.

Le conseguenze di un ricorso inammissibile non sono solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata quantificata in tremila euro. Questa decisione serve da monito: il ricorso in Cassazione è uno strumento serio che deve essere utilizzato con rigore tecnico e consapevolezza dei suoi limiti.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è inammissibile quando i motivi sono meramente riproduttivi di censure già valutate, sono volti a sollecitare una diversa valutazione delle prove e dei fatti, oppure sono obiettivamente generici e non si confrontano in modo specifico con la motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della decisione impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di un caso?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può effettuare una diversa ricostruzione dei fatti o una nuova valutazione delle prove, compiti che spettano esclusivamente ai giudici dei gradi inferiori (Tribunale e Corte d’Appello).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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