Ricorso Inammissibile: la Cassazione Conferma la Condanna
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i criteri per cui un appello viene respinto senza nemmeno essere esaminato nel merito, definendolo un ricorso inammissibile. Questa decisione sottolinea il ruolo della Suprema Corte come giudice di legittimità e non come un terzo grado di giudizio dove rivalutare le prove. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di tale pronuncia.
I Fatti del Processo
Il caso nasce da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Bologna per reati previsti dagli articoli 337 (resistenza a un pubblico ufficiale) e 582 (lesioni personali) del codice penale. L’imputato, non accettando la sentenza di secondo grado, ha deciso di impugnarla, portando la questione davanti ai massimi giudici.
La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso e li ha ritenuti non validi per un esame nel merito. Di conseguenza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria non è una semplice formalità: essa comporta conseguenze significative per il ricorrente, che è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Dichiarato Inammissibile?
La Corte ha basato la sua decisione su tre pilastri fondamentali che evidenziano i vizi del ricorso presentato:
1. Mera Ripetitività delle Censure: Il ricorso si limitava a riproporre le stesse obiezioni e argomentazioni già presentate e valutate dai giudici dei precedenti gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello). Un ricorso in Cassazione deve presentare nuove questioni di diritto o vizi di legittimità della sentenza impugnata, non semplicemente ripetere difese già respinte.
2. Richiesta di una Nuova Valutazione delle Prove: Il ricorrente, nei suoi motivi, chiedeva sostanzialmente alla Cassazione di riesaminare le prove e i fatti del processo per giungere a una conclusione diversa. Questo è un compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (primo e secondo grado). La Corte di Cassazione, invece, ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, senza poter entrare nel merito delle prove.
3. Genericità e Mancato Confronto: I motivi di appello sono stati giudicati ‘obiettivamente generici’ perché non si confrontavano specificamente con le argomentazioni logico-giuridiche contenute nella sentenza della Corte d’Appello. Per essere ammissibile, un ricorso deve attaccare puntualmente la motivazione della decisione impugnata, evidenziandone gli errori di diritto, e non limitarsi a una critica generale.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
Questa ordinanza riafferma con forza un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un ‘terzo giudice’ dei fatti. Chi intende presentare ricorso deve formulare censure specifiche, pertinenti e focalizzate su vizi di legittimità, evitando di riproporre le stesse argomentazioni o di chiedere una impossibile rivalutazione del materiale probatorio. La declaratoria di ricorso inammissibile non solo rende definitiva la condanna, ma impone anche costi aggiuntivi al ricorrente, a monito della necessità di utilizzare questo strumento processuale in modo appropriato e non dilatorio.
Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è meramente ripetitivo di argomentazioni già valutate, è generico e non si confronta specificamente con la motivazione della sentenza impugnata, oppure chiede alla Corte una nuova valutazione delle prove, compito che non le spetta.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, sulla base di quanto stabilito in questa ordinanza, la Corte di Cassazione conferma di essere un giudice di legittimità, non di merito. Il suo ruolo è controllare la corretta applicazione della legge e la coerenza della motivazione, non può riesaminare le prove o ricostruire diversamente i fatti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 32958 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 32958 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 06/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a CASERTA il 11/09/1982
avverso la sentenza del 21/11/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
R.G. n. 8343/2025
. CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO
Visti gli atti, la sentenza impugnata (condanna per i reati previsti dagli artt. 651- 337 cod. pen.);
Esaminato il motivo di ricorso, relativo al giudizio di responsabilità;
Ritenuto il motivo inammissibile perchè, da una parte, meramente riproduttivo di censure gi adeguatamente valutate dai Giudici di merito, e sostanzialmente volti a sollecitare una nuo valutazione delle prove, e, dall’altra, obiettivamente generico rispetto alla motivazione sentenza impugnata con la quale non si confronta;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore dell Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processua e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 6 giugno 2025.