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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo dichiara

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imprenditore condannato per bancarotta fraudolenta. La decisione si fonda sul fatto che l’impugnazione si limitava a ripetere le argomentazioni già respinte in appello e mirava a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di legittimità.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere i limiti del giudizio di legittimità. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione non correttamente formulata possa essere dichiarata ricorso inammissibile, chiudendo definitivamente la porta a ulteriori riesami. Il caso in esame riguarda un imprenditore condannato per bancarotta fraudolenta che ha visto il suo ricorso respinto perché ritenuto una mera ripetizione delle doglianze già sollevate e disattese in appello.

I Fatti di Causa

Un imprenditore, ritenuto responsabile del reato di bancarotta fraudolenta in primo grado e in appello, decideva di impugnare la sentenza della Corte d’Appello di Torino dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione. Il fulcro del suo ricorso era la contestazione di un vizio motivazionale. In particolare, il ricorrente sosteneva che la corte di merito avesse errato nella valutazione di una testimonianza, considerata decisiva per affermare la sussistenza dell’elemento psicologico soggettivo del reato, ovvero la sua volontà di commettere l’illecito.

I Motivi del Ricorso e i Limiti del Giudizio di Legittimità

Il ricorrente denunciava un vizio di motivazione ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha subito rilevato la debolezza strutturale dell’impugnazione. È importante ricordare che la Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti e le prove. Il suo compito è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito delle scelte valutative del giudice precedente.

Le Motivazioni della Decisione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su tre argomenti principali, che costituiscono un vademecum per chiunque intenda adire il massimo organo della giurisdizione penale.

1. La Pedissequa Reiterazione dei Motivi d’Appello

Il primo motivo di inammissibilità risiedeva nel fatto che il ricorso era una semplice riproposizione degli stessi argomenti già presentati e respinti dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il ricorso di legittimità deve contenere una critica argomentata e specifica alla sentenza impugnata, non limitarsi a ripetere le censure precedenti. In assenza di nuovi e pertinenti profili di diritto, il ricorso perde la sua funzione e diventa aspecifico.

2. Il Divieto di Ricostruzione dei Fatti

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che le argomentazioni del ricorrente miravano a ottenere una nuova e diversa ricostruzione dei fatti. Chiedeva, in sostanza, alla Cassazione di sostituire la propria valutazione delle prove a quella, logicamente argomentata, del giudice di merito. Questo tentativo è inammissibile, poiché il giudizio di legittimità non consente un riesame del compendio probatorio. La Corte può solo verificare se la motivazione sia esente da vizi logici o giuridici, non se sia condivisibile nel merito.

3. L’Assenza di un Vizio Motivazionale Censurabile

Infine, la Corte ha chiarito che il vizio di motivazione rilevante in sede di legittimità non è un qualsiasi dissenso con la valutazione del giudice, ma un errore manifesto che emerge dal testo stesso della sentenza. Si tratta di un contrasto insanabile tra lo sviluppo argomentativo del provvedimento e le massime di esperienza o altre affermazioni contenute nella stessa decisione. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello, seppur non condivisa dal ricorrente, era stata ritenuta logica, coerente e priva di tali vizi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

L’ordinanza in esame ribadisce una lezione fondamentale: il ricorso per cassazione è uno strumento tecnico che richiede un’estrema precisione. Non è una terza occasione per discutere i fatti. Per avere successo, un’impugnazione deve individuare specifici errori di diritto o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza, senza trasformarsi in una sterile richiesta di rivalutazione delle prove. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende sottolinea ulteriormente le conseguenze negative di un ricorso inammissibile.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza presentare critiche nuove e specifiche, e perché mirava a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Che cos’è un vizio di motivazione che può essere fatto valere in Cassazione?
Secondo la Corte, il vizio di motivazione censurabile in sede di legittimità è quello che emerge da un palese contrasto tra il ragionamento della sentenza e le massime di esperienza o altre affermazioni contenute nel provvedimento stesso, e non un semplice disaccordo con la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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