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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19040/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza di condanna della Corte d’Appello. Il ricorso è stato giudicato tale perché riproponeva doglianze già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare specifiche critiche giuridiche alla sentenza impugnata, ma tentando di ottenere un riesame dei fatti. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché la Cassazione Respinge le Impugnazioni Generiche

L’esito di un processo penale non si conclude necessariamente con la sentenza d’appello. La parte soccombente ha la possibilità di rivolgersi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, l’accesso a questo ultimo grado di giudizio è tutt’altro che scontato. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di quando un’impugnazione non supera la soglia di ammissibilità, trasformandosi in un ricorso inammissibile. Questo accade quando i motivi proposti non rispettano i rigorosi paletti imposti dal nostro ordinamento, che riserva alla Cassazione un ruolo ben preciso: quello di giudice della legge, non dei fatti.

I Fatti del Caso: Il Contesto dell’Impugnazione

Il caso analizzato trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Firenze. La difesa contestava la decisione sotto diversi profili: in primo luogo, metteva in discussione il giudizio di responsabilità penale, criticando la valutazione sull’attendibilità della persona offesa. In secondo luogo, lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, previste dall’art. 62-bis del codice penale, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

In sostanza, il ricorrente chiedeva alla Corte di Cassazione di riesaminare elementi già ampiamente discussi e valutati dal giudice di merito nel precedente grado di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del processo di legittimità: l’appello alla Suprema Corte non può essere una semplice riproposizione delle stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello. I giudici hanno evidenziato come i motivi del ricorso fossero meramente “riproduttivi” e “reiterativi” di doglianze già adeguatamente vagliate e disattese dalla Corte territoriale con argomenti corretti e logici.

In particolare, la Corte ha sottolineato che l’impugnazione non conteneva una critica specifica e puntuale alle argomentazioni della sentenza d’appello, ma si limitava a sollecitare una nuova e diversa lettura delle prove, un compito che esula completamente dalle competenze della Cassazione.

Le Motivazioni: I Limiti del Giudizio di Legittimità

Le motivazioni dell’ordinanza sono un compendio dei limiti del giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si può rifare il processo. Il suo compito, definito “sindacato di legittimità”, è verificare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Qualsiasi tentativo di portare davanti alla Cassazione “doglianze in punto di fatto” – ovvero contestazioni sulla ricostruzione degli eventi o sulla valutazione dell’attendibilità di un testimone – è destinato a fallire. Questo tipo di valutazione è di esclusiva competenza dei giudici di primo e secondo grado. Un ricorso, per essere ammissibile, deve invece individuare vizi specifici della sentenza impugnata, come un errore nell’interpretazione di una norma giuridica o una palese illogicità nel percorso argomentativo del giudice. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione ritenuta “sufficiente e non illogica”, chiudendo così ogni spazio per una rivalutazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa pronuncia ribadisce una lezione fondamentale per ogni difensore: un ricorso per cassazione deve essere un’opera di precisione chirurgica. Non è sufficiente essere in disaccordo con la sentenza di condanna; è necessario dimostrare, con argomenti squisitamente giuridici, dove e perché quella sentenza è sbagliata in diritto o manifestamente illogica. Proporre un ricorso inammissibile non solo è inefficace ai fini dell’annullamento della condanna, ma comporta anche conseguenze economiche negative per l’assistito. Come nel caso in esame, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a testimonianza della serietà con cui l’ordinamento sanziona l’abuso dello strumento processuale.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando si limita a ripetere argomenti già esaminati e respinti nei gradi precedenti, senza muovere critiche specifiche e pertinenti alla motivazione della sentenza impugnata, oppure quando chiede alla Corte una rivalutazione delle prove e dei fatti, compito che non le spetta.

È possibile contestare l’attendibilità di un testimone davanti alla Corte di Cassazione?
No, la valutazione dell’attendibilità di un testimone è una questione di fatto riservata ai giudici di primo e secondo grado. La Corte di Cassazione non può riesaminare le prove, ma può solo verificare se la motivazione del giudice di merito su quel punto sia manifestamente illogica, contraddittoria o carente.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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