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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato in primo e secondo grado per rapina e lesioni aggravate. La Suprema Corte ha respinto le lamentele del ricorrente sulla presunta carenza di motivazione della pena, confermando la condanna a quattro anni di reclusione e al pagamento di una multa, oltre alle spese processuali e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Conferma la Condanna per Rapina

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14524 del 2025, ha dichiarato il ricorso inammissibile presentato da un imputato, rendendo così definitiva la sua condanna per rapina e lesioni aggravate. Questa decisione sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e fondati, pena l’impossibilità di ottenere un nuovo esame del caso. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia e le sue implicazioni.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Prato in data 24/04/2023. All’esito di un giudizio abbreviato, l’imputato era stato riconosciuto colpevole dei reati di rapina aggravata e lesioni aggravate, e condannato a una pena di quattro anni di reclusione e 1.500,00 euro di multa.

Successivamente, l’imputato aveva proposto appello, ma la Corte di appello di Firenze, con sentenza del 17/09/2024, aveva confermato integralmente la decisione di primo grado. Non rassegnato, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, l’ultimo grado di giudizio previsto dal nostro ordinamento.

La Doglianza del Ricorrente e il Ricorso Inammissibile

Il principale motivo di contestazione sollevato davanti alla Suprema Corte riguardava un presunto vizio di motivazione da parte della Corte di appello. In particolare, il ricorrente lamentava che i giudici di secondo grado avessero omesso di spiegare adeguatamente le ragioni alla base della determinazione della pena (il cosiddetto trattamento sanzionatorio).

Nonostante questa doglianza, la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso privo dei requisiti minimi per poter essere esaminato nel merito, dichiarandolo quindi inammissibile. La conseguenza diretta di questa dichiarazione è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un’analisi rigorosa dei motivi presentati. Sebbene il testo della sentenza sia sintetico, è chiaro che i giudici di legittimità non hanno riscontrato nel ricorso argomentazioni sufficientemente valide o specifiche per mettere in discussione la logicità della sentenza d’appello. La doglianza relativa alla mancanza di motivazione sulla pena è stata ritenuta infondata o generica, al punto da non superare il vaglio preliminare di ammissibilità. La Corte ha richiamato anche precedenti giurisprudenziali conformi (sentenze n. 42390/2024 e n. 43835/2023), rafforzando l’orientamento secondo cui le censure sul trattamento sanzionatorio devono essere precise e non limitarsi a una generica contestazione della pena inflitta, specialmente in un contesto processuale, come il giudizio abbreviato, scelto dallo stesso imputato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del processo penale: l’accesso alla Corte di Cassazione non è automatico ma è subordinato alla presentazione di motivi di ricorso che rispettino specifici requisiti di legge. Un ricorso inammissibile non solo impedisce la revisione della sentenza, ma comporta anche ulteriori conseguenze economiche per il ricorrente. La decisione evidenzia come la genericità delle censure, soprattutto in merito alla quantificazione della pena, costituisca una delle principali cause di inammissibilità. Per gli operatori del diritto, ciò rappresenta un monito a redigere atti di impugnazione dettagliati e giuridicamente fondati, evitando contestazioni pretestuose che non hanno possibilità di accoglimento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché la Corte di Cassazione ha considerato la lamentela sulla presunta mancanza di motivazione della pena come non sufficientemente fondata o specifica per giustificare un esame nel merito della questione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità rende la sentenza di condanna definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Qual era la principale contestazione mossa dal ricorrente alla sentenza di appello?
Il ricorrente contestava alla Corte di appello di non aver motivato in modo adeguato la decisione sul trattamento sanzionatorio, ovvero sulla determinazione della pena di quattro anni di reclusione e 1.500 euro di multa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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