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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di cui all’art. 474 c.p. I motivi, relativi alla grossolanità del falso e alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), sono stati ritenuti manifestamente infondati e riproduttivi di censure già esaminate. La decisione sottolinea come la valutazione sulla tenuità del fatto sia un potere discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e coerente.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Lezione dalla Cassazione su Falsità e Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito importanti chiarimenti sulle condizioni che portano a dichiarare un ricorso inammissibile. Il caso in esame riguarda la conferma di una condanna per il reato previsto dall’art. 474 del codice penale, con la Corte che ha respinto le argomentazioni della difesa qualificandole come manifestamente infondate e meramente ripetitive di doglianze già esaminate nei gradi di merito. Questa decisione ribadisce i confini invalicabili del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Il percorso processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di primo grado, che ha riconosciuto la responsabilità penale di un’imputata per il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi. La decisione è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello territorialmente competente.

Non arrendendosi, l’imputata ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza:
1. La violazione di legge in merito alla ritenuta responsabilità, contestando la valutazione sulla grossolanità del falso.
2. Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a una conclusione netta di inammissibilità per entrambi.

Il Primo Motivo: La Grossolanità del Falso

Il ricorrente sosteneva che il falso fosse talmente grossolano da non poter ingannare nessuno, un argomento che, se accolto, avrebbe potuto far venir meno la sussistenza del reato. La Cassazione ha liquidato questa censura come “manifestamente infondata”, richiamando un orientamento giurisprudenziale consolidato e costante. La Corte ha implicitamente affermato che la questione era già stata ampiamente risolta in passato, rendendo l’argomentazione priva di qualsiasi novità o fondamento giuridico valido per una riconsiderazione.

Il Secondo Motivo: il ricorso inammissibile e la Particolare Tenuità del Fatto

Ancora più netta è stata la valutazione sul secondo motivo. La difesa lamentava la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., che avrebbe escluso la punibilità. La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile per due ragioni fondamentali:
* Ripetitività: Le argomentazioni erano una mera riproduzione di censure già adeguatamente esaminate e respinte con motivazioni corrette dal giudice d’appello.
* Invasione del merito: La valutazione sulla sussistenza dei presupposti per la particolare tenuità del fatto è frutto di un potere discrezionale riservato al giudice di merito. Questo potere non è sindacabile in sede di Cassazione se la motivazione fornita è immune da vizi logici o giuridici, come nel caso di specie.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su principi cardine della procedura penale. Il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito dove si possono rivalutare i fatti. Il suo compito è assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Pertanto, un ricorso inammissibile è la sanzione processuale per chi tenta di sottoporre alla Corte questioni di fatto già decise o argomentazioni prive di fondamento giuridico.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva fornito una motivazione non contraddittoria e coerente per negare l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. La Cassazione ha sottolineato che, per tale valutazione, il giudice di merito non è tenuto a esaminare tutti gli elementi dell’art. 133 c.p., essendo sufficiente l’indicazione di quelli ritenuti più rilevanti. Pretendere una nuova valutazione da parte della Cassazione significa non comprendere la natura e i limiti del suo sindacato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche dell’Ordinanza

Questa ordinanza è un monito fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Le implicazioni pratiche sono chiare: un ricorso deve basarsi su vizi di legittimità specifici (violazioni di legge o vizi manifesti della motivazione) e non può essere una semplice riproposizione delle stesse argomentazioni respinte nei gradi precedenti. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. La strategia difensiva deve quindi essere mirata e tecnicamente ineccepibile, per evitare di incorrere in una pronuncia che chiude definitivamente ogni possibilità di revisione della sentenza.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati, in quanto contrari a giurisprudenza consolidata, oppure erano una semplice riproposizione di censure già correttamente esaminate e respinte nei gradi di merito, tentando impropriamente di ottenere una nuova valutazione dei fatti.

La Corte di Cassazione può riesaminare l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito tale valutazione. La decisione sull’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte Suprema si limita a controllare che la motivazione di tale decisione non sia illogica, contraddittoria o basata su un’errata applicazione della legge.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Come stabilito nell’ordinanza, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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