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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per spaccio di stupefacenti. L’impugnazione è stata giudicata una mera ripetizione di argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, la quale aveva correttamente motivato sulla pericolosità sociale dell’imputato e sulla legittimità della confisca. La Suprema Corte ribadisce che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma controllare la corretta applicazione della legge.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Quando un imputato decide di impugnare una sentenza di condanna fino all’ultimo grado di giudizio, deve essere consapevole dei limiti stringenti del ricorso in Cassazione. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: non è possibile ottenere una nuova valutazione dei fatti. Il caso in esame dimostra come un ricorso inammissibile sia la conseguenza quasi certa di un’impugnazione che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di merito, senza sollevare reali vizi di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, inflitta dal GIP del Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. La pena stabilita era di sei anni e otto mesi di reclusione, oltre a una multa di 30.000 euro e al pagamento delle spese processuali. La Corte territoriale aveva inoltre confermato la confisca dei beni, come previsto dalla normativa in materia di droga.

L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione tramite il suo difensore, articolando la sua difesa su tre punti principali.

I Motivi del Ricorso e la dichiarazione di ricorso inammissibile

La difesa ha basato l’impugnazione su tre presunti vizi della sentenza d’appello:

1. Vizio di motivazione sulla recidiva: Si contestava il modo in cui i giudici avevano valutato i precedenti penali dell’imputato.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: La difesa lamentava che la Corte non avesse concesso le circostanze previste dall’art. 62-bis c.p., che avrebbero potuto ridurre la pena.
3. Violazione di legge sulla confisca: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse omesso di pronunciarsi su alcune prove decisive relative alla confisca dei beni sequestrati.

Nonostante le argomentazioni, la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso interamente inammissibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su un presupposto procedurale cruciale: il ricorso non presentava motivi validi per un giudizio di legittimità, ma si configurava come una semplice riproposizione delle stesse critiche già avanzate e respinte nel giudizio d’appello.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno spiegato che il ricorso era inammissibile perché, invece di confrontarsi criticamente con la logica e la coerenza della motivazione della Corte d’Appello, si limitava a reiterare le medesime considerazioni. La Corte territoriale aveva, infatti, già fornito una motivazione congrua e logica su tutti i punti.

In particolare, la Corte d’Appello aveva motivato la sussistenza della pericolosità sociale dell’imputato, sottolineando la crescente gravità della sua attività criminale (cessione di cocaina di ottima qualità) e la sua personalità, incapace di percepire il disvalore delle proprie azioni e indifferente ai benefici premiali già concessi in passato. Questa valutazione, secondo la Cassazione, era stata ben argomentata e non presentava vizi logici.

Riguardo al terzo motivo, relativo alla confisca, la Suprema Corte ha evidenziato che la difesa mirava a una “rivalutazione e/o alternativa rilettura delle fonti probatorie”, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva già argomentato che la richiesta di restituzione del denaro si basava su tesi “inverosimili e indimostrati”, sottolineando la dubbia provenienza delle somme.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione importante sui requisiti di un ricorso in Cassazione. Per essere ammissibile, un’impugnazione non può limitarsi a manifestare un dissenso sulla valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito. È necessario, invece, individuare specifici vizi di violazione di legge o di manifesta illogicità nella motivazione della sentenza impugnata. Riproporre le stesse doglianze già vagliate e respinte conduce inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguenza di rendere definitiva la condanna e di precludere ogni ulteriore esame della vicenda.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché proposto per motivi non consentiti in sede di legittimità, limitandosi a reiterare le medesime considerazioni critiche già espresse nell’atto d’appello e debitamente vagliate dalla Corte territoriale.

Cosa ha stabilito la Corte riguardo alla pericolosità sociale dell’imputato?
La Corte d’Appello, con motivazione ritenuta logica dalla Cassazione, ha ribadito la sussistenza della pericolosità sociale dell’imputato, considerando l’incremento della rilevanza della sua attività criminale (cessione di cocaina di alta qualità) e la sua personalità, risultata incapace di percepire il disvalore delle proprie azioni.

Perché la Corte non ha accolto il motivo relativo alla confisca del denaro?
Il motivo è stato ritenuto inammissibile perché volto a ottenere una rivalutazione delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità. La Corte d’Appello aveva già motivato la decisione, definendo gli argomenti per la restituzione del denaro come ‘inverosimili e indimostrati’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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