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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

Un imputato, condannato per un reato di lieve entità in materia di stupefacenti, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e l’errata applicazione della recidiva. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che i motivi proposti miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha confermato la correttezza della decisione impugnata, la cui motivazione è stata giudicata logica e coerente con la legge, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: perché la Cassazione può rifiutare di esaminare un caso

Quando una sentenza di condanna viene confermata in appello, l’ultima via percorribile è il ricorso alla Corte di Cassazione. Tuttavia, non tutti i ricorsi vengono esaminati nel merito. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce i confini del giudizio di legittimità, spiegando perché un ricorso inammissibile viene respinto, confermando di fatto la decisione precedente. Il caso analizzato riguarda un imputato condannato per un reato di lieve entità legato agli stupefacenti, che si è visto rigettare le sue doglianze relative alle attenuanti generiche e alla recidiva.

I fatti del processo e i motivi del ricorso

L’imputato era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale che in secondo grado dalla Corte di Appello a una pena di un anno e otto mesi di reclusione, oltre a una multa. La condanna riguardava un reato previsto dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti, che punisce i fatti di lieve entità.

Tramite il suo difensore, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Si lamentava una violazione di legge e un’illogicità nella motivazione con cui i giudici di merito avevano negato la concessione delle attenuanti previste dall’art. 62-bis del codice penale.
2. Errata applicazione della recidiva: Si contestava l’aumento di pena dovuto alla recidiva specifica, reiterata e infraquinquennale, ritenendolo immotivato e illegittimo.
3. Eccessività della pena: Si sosteneva una violazione dell’art. 133 del codice penale per via di un trattamento sanzionatorio ritenuto sproporzionato.

La decisione sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che i motivi proposti non fossero deducibili in sede di legittimità. Questo significa che le lamentele dell’imputato non riguardavano vere e proprie violazioni di legge, ma piuttosto un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle decisioni discrezionali del giudice, cosa che esula dai poteri della Suprema Corte.

I limiti del giudizio di legittimità

In merito al primo punto, la Corte ha stabilito che la motivazione della Corte d’Appello sul diniego delle attenuanti generiche era priva di vizi logici e coerente con le prove emerse nel processo. Di conseguenza, tale valutazione non poteva essere messa in discussione in Cassazione, il cui compito non è quello di sostituire il proprio giudizio a quello del giudice di merito, ma solo di controllarne la correttezza giuridica.

La corretta valutazione della recidiva

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello non si era limitata a prendere atto dei precedenti penali dell’imputato. Al contrario, aveva esaminato concretamente il rapporto tra il reato per cui si procedeva e le condanne precedenti, seguendo i criteri dell’art. 133 del codice penale. I giudici di merito avevano concluso che la condotta passata indicava una ‘perdurante inclinazione al delitto’ che aveva influito come fattore criminogeno nella commissione del nuovo reato. Questa analisi approfondita ha reso la motivazione sull’aumento per la recidiva del tutto legittima.

Le motivazioni della Corte

La motivazione centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. Le censure mosse dal ricorrente, pur presentate come violazioni di legge, miravano in realtà a contestare l’apprezzamento dei fatti e le valutazioni discrezionali compiute dai giudici delle precedenti istanze. La Corte di Appello aveva fornito una giustificazione logica e legalmente fondata per le sue scelte, sia nel negare le attenuanti sia nell’applicare l’aumento per la recidiva. Il ricorso, secondo la Cassazione, mancava di un reale confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre questioni già adeguatamente risolte.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio. Non si può utilizzare per chiedere ai giudici supremi di ‘ripesare’ le prove o di sostituire la propria valutazione a quella dei tribunali. Un ricorso, per essere ammissibile, deve individuare errori specifici nell’applicazione delle norme di diritto o vizi manifesti nella logica della motivazione. In assenza di tali elementi, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguenza non solo della conferma definitiva della condanna, ma anche dell’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e un’ulteriore somma alla Cassa delle ammende.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati non riguardano errori di diritto o vizi logici della motivazione, ma cercano di ottenere una nuova valutazione dei fatti o delle decisioni discrezionali del giudice, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Come deve essere motivato l’aumento di pena per la recidiva?
Secondo la sentenza, il giudice non può limitarsi a constatare l’esistenza di precedenti penali. Deve analizzare in concreto il legame tra le condanne passate e il nuovo reato, dimostrando che la condotta pregressa indica una persistente inclinazione al crimine che ha influito sulla commissione del nuovo fatto.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna definitiva del ricorrente, che deve pagare le spese del procedimento e una somma aggiuntiva in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla legge (nel caso di specie, 3.000 euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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