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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La decisione si fonda sulla valutazione che la personalità dell’imputata non ha mostrato alcun effetto rieducativo, persistendo la sua propensione all’illecito. Di conseguenza, l’imputata è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Personalità dell’Imputato come Criterio Decisivo in Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre uno spunto fondamentale sul concetto di ricorso inammissibile e su come la valutazione della personalità dell’imputato possa essere decisiva. Quando un percorso legale non dimostra di aver prodotto un effetto rieducativo, la Suprema Corte può porre un freno definitivo al procedimento, confermando la decisione precedente e aggiungendo ulteriori sanzioni pecuniarie. Questo caso ci mostra come il principio della rieducazione del condannato non sia solo un ideale, ma un criterio concreto di valutazione.

I Fatti del Caso: Un Appello Giudicato Inammissibile

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La ricorrente, nata nel 1970, ha cercato di contestare la decisione dei giudici di secondo grado portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato. La Suprema Corte, dopo aver dato avviso alle parti e ascoltato la relazione del Consigliere, ha optato per una pronuncia di inammissibilità, chiudendo di fatto ogni ulteriore possibilità di discussione nel merito della vicenda.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle ragioni dell’appello, ma si ferma a una valutazione preliminare. La conseguenza diretta per la ricorrente è duplice:
1. Condanna al pagamento delle spese processuali: i costi sostenuti dallo Stato per questa fase del giudizio vengono posti a suo carico.
2. Condanna al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, un ente che finanzia progetti per il reinserimento sociale dei detenuti.

Questa decisione rende definitiva la sentenza della Corte d’Appello, senza che i giudici di legittimità abbiano riesaminato i fatti.

Le Motivazioni: la Valutazione sulla Rieducazione e il Profilo del Ricorrente

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni. La Corte ha stabilito che il percorso giudiziario fino a quel momento non aveva sortito alcun “sicuro effetto rieducativo e risocializzante”. In altre parole, non vi era alcuna prova che l’imputata avesse modificato il proprio atteggiamento e la propria condotta a seguito delle precedenti fasi del processo.

Anzi, i giudici hanno rilevato che “la propensione all’illecito originariamente manifestata è ancora ravvisabile nella personalità dell’imputata”. Questa affermazione è cruciale: la Corte non si è limitata a una valutazione formale degli atti, ma ha esteso il suo giudizio alla personalità della ricorrente, concludendo che la sua inclinazione a commettere reati non era venuta meno. È proprio questa persistente pericolosità sociale, o comunque la mancata adesione a un percorso di recupero, a giustificare la declaratoria di inammissibilità del ricorso.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza evidenzia un principio fondamentale del diritto penale: la finalità rieducativa della pena. Quando un ricorso appare palesemente infondato e la condotta processuale e personale del ricorrente non dimostra alcun cambiamento, la giustizia può agire in modo netto per evitare un uso strumentale dei mezzi di impugnazione. La dichiarazione di ricorso inammissibile non è solo una sanzione processuale, ma un segnale che il sistema giudiziario valuta anche il percorso evolutivo della persona condannata. Per chi intende presentare ricorso in Cassazione, questo provvedimento ricorda l’importanza di poter dimostrare, ove pertinente, un effettivo cambiamento nella propria condotta e personalità, elemento che, sebbene non sempre decisivo, può influenzare la valutazione dei giudici.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché la Corte ha valutato che non vi fosse alcuna prova di un effetto rieducativo e risocializzante sulla persona imputata, la cui propensione a commettere illeciti era considerata ancora presente.

Quali sono state le conseguenze per la ricorrente?
La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Su quale principio si fonda la decisione della Corte?
La decisione si basa sulla mancata dimostrazione della finalità rieducativa del percorso giudiziario. La Corte ha ritenuto che la personalità dell’imputata non fosse cambiata e che la sua inclinazione all’illecito persistesse, rendendo il ricorso non meritevole di essere esaminato nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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