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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per furto, confermando la decisione della Corte d’Appello. I motivi, incentrati sulla mancata concessione della messa alla prova e su una circostanza attenuante, sono stati ritenuti infondati o volti a una rilettura dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di una Decisione della Cassazione

Quando un imputato si rivolge alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio, spera di ribaltare una condanna. Tuttavia, non sempre il ricorso viene esaminato nel merito. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile, spiegando i limiti entro cui la Suprema Corte può operare e le ragioni per cui un’impugnazione può essere respinta in via preliminare. Analizziamo il caso di una condanna per furto e le motivazioni che hanno portato alla sua conferma definitiva.

I Fatti del Caso: Condanna per Furto e Appello

L’imputato era stato condannato in primo grado dal Tribunale per il reato di furto in abitazione, previsto dall’articolo 624 bis del codice penale. La sentenza era stata poi confermata dalla Corte di Appello, che si era pronunciata in sede di rinvio a seguito di un precedente annullamento da parte della stessa Corte di Cassazione. Non soddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato un nuovo ricorso alla Suprema Corte, basandolo su tre distinti motivi.

Le Doglianze dell’Imputato: I Tre Motivi del Ricorso

L’imputato ha articolato la sua difesa su tre punti principali:

1. Mancata Concessione della Messa alla Prova: Si lamentava l’erronea applicazione della legge riguardo al diniego della sospensione del procedimento con messa alla prova, un istituto che avrebbe potuto portare all’estinzione del reato.
2. Vizio di Motivazione: Si contestava la logicità della motivazione della Corte d’Appello, sia nella valutazione del risarcimento del danno sia nel rigetto della richiesta di messa alla prova.
3. Mancato Riconoscimento di un’Attenuante: Si criticava la decisione di non applicare la circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62, n. 4, cod. pen.).

La Decisione sul Ricorso Inammissibile della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi e li ha respinti tutti, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che delimitano nettamente il ruolo del giudice di legittimità rispetto a quello del giudice di merito. La Corte, prima di entrare nel vivo, ha precisato di non aver potuto tenere conto di una memoria difensiva perché depositata tardivamente, oltre il termine perentorio previsto dalla legge.

Il Rigetto della Messa alla Prova

I primi due motivi sono stati giudicati manifestamente infondati. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione completa ed esaustiva sulla prognosi negativa circa la futura astensione dell’imputato dal commettere reati. Il giudice di merito aveva evidenziato come l’imputato avesse già commesso in passato reati violenti contro cose e persone, scontando periodi di detenzione significativi. Questi precedenti, secondo la Corte, non permettevano di formulare un giudizio favorevole sulle possibilità di rieducazione e reinserimento sociale attraverso la messa alla prova.

L’Inammissibilità della Rivalutazione dei Fatti

Il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile perché, di fatto, chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione degli elementi di prova, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha richiamato la giurisprudenza delle Sezioni Unite, sottolineando che il suo compito non è quello di una “rilettura” dei fatti, ma di verificare la correttezza logica e giuridica della motivazione del giudice di merito. Quest’ultimo aveva spiegato in modo coerente perché il valore del pregiudizio economico, considerata la complessiva azione di sottrazione dei beni, non consentiva di riconoscere l’attenuante invocata.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La motivazione centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di processo dove si possono rimettere in discussione i fatti accertati. Il suo ruolo è garantire l’uniforme interpretazione della legge e controllare la logicità delle motivazioni delle sentenze impugnate. I motivi del ricorrente, in questo caso, tendevano a proporre una ricostruzione alternativa dei fatti e una valutazione delle prove diversa da quella, immune da vizi logici, operata dalla Corte d’Appello. Questo tentativo è stato giudicato inammissibile, in quanto esula dai poteri della Corte di legittimità.

Conclusioni: Limiti del Giudizio di Legittimità e Conseguenze

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legge o vizi logici manifesti della motivazione, non su un semplice dissenso rispetto alla valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito. La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la definitività della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma a favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

Perché la Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano in parte manifestamente infondati e in parte miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività che non rientra nelle competenze della Corte di legittimità, la quale si limita a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Per quale motivo non è stata concessa la ‘messa alla prova’ all’imputato?
La messa alla prova non è stata concessa perché la Corte d’Appello ha formulato una prognosi negativa sulla futura astensione dell’imputato dal commettere reati. Questa valutazione si basava sui suoi significativi precedenti penali per reati con violenza contro cose e persone, che facevano dubitare della concreta possibilità di un percorso di risocializzazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può procedere a una ‘rilettura’ o a una diversa valutazione delle prove e dei fatti accertati nei gradi precedenti. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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