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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per reati di falso. La decisione si fonda sull’impossibilità di rivalutare i fatti in sede di legittimità e sulla correttezza delle motivazioni della corte d’appello riguardo la responsabilità, l’esclusione della particolare tenuità del fatto e la valutazione delle circostanze. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: I Limiti del Giudizio in Corte di Cassazione

Quando una sentenza di condanna viene emessa, l’imputato ha il diritto di impugnarla. Tuttavia, il percorso verso la Corte di Cassazione è stretto e regolato da principi rigorosi. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di quando un ricorso inammissibile viene respinto, ribadendo la natura e i limiti del giudizio di legittimità. Questo caso evidenzia come le doglianze basate su una diversa interpretazione dei fatti, già esaminate nei gradi di merito, non trovino spazio in Cassazione.

I Fatti del Processo e i Motivi del Ricorso

Il caso trae origine da una condanna, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello, per reati legati al falso (artt. 495, 479 e 48 del codice penale). L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso in Cassazione basandolo su tre motivi principali:
1. Una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo la sua dichiarazione di responsabilità.
2. Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis c.p.
3. Un’errata valutazione delle circostanze e l’eccessività della pena inflitta.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha analizzato ciascun motivo, concludendo per una dichiarazione di inammissibilità totale del ricorso. Le ragioni di tale decisione sono fondamentali per comprendere il ruolo della Suprema Corte.

Primo Motivo: Il Divieto di “Rilettura” dei Fatti

Il primo motivo è stato giudicato inammissibile perché, secondo la Corte, si risolveva in una semplice reiterazione di argomenti già presentati e respinti in appello. Le lamentele dell’imputato erano “mere doglianze in punto di fatto”, ossia un tentativo di ottenere dalla Cassazione una nuova e diversa valutazione delle prove. La Corte ha ricordato un principio consolidato: il suo compito non è quello di una “rilettura” degli elementi di fatto, la cui valutazione è riservata in via esclusiva al giudice di merito. Se la motivazione della corte d’appello è logica e giuridicamente corretta, la Cassazione non può intervenire.

Secondo Motivo: La Non Applicabilità della Particolare Tenuità

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Suprema Corte ha osservato che la sentenza d’appello aveva fornito una motivazione adeguata e completa per escludere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. I giudici di merito avevano considerato specificamente le modalità della condotta, l’intensità del pericolo creato e la non occasionalità del comportamento, elementi che giustificavano la non applicazione del beneficio.

Terzo Motivo: La Discrezionalità del Giudice di Merito

Infine, il terzo motivo, relativo al bilanciamento delle circostanze e all’entità della pena, è stato dichiarato inammissibile e infondato. La Corte ha ribadito che tali valutazioni rientrano nella discrezionalità tipica del giudice di merito. Questo potere discrezionale sfugge al sindacato di legittimità, a meno che non sia frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario, cosa che non è stata riscontrata nel caso di specie.

Le Conclusioni: La Funzione della Cassazione e le Conseguenze

La decisione finale è stata la dichiarazione di ricorso inammissibile. Questo comporta non solo la definitività della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve come un importante promemoria: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo di legittimità con il compito preciso di assicurare l’uniforme e corretta applicazione della legge.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il suo ruolo è limitato al “giudizio di legittimità”, ovvero a verificare la corretta applicazione della legge. Non può effettuare una “rilettura” degli elementi di fatto, la cui valutazione è riservata esclusivamente ai giudici di merito (primo e secondo grado).

Perché la richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta?
La richiesta è stata respinta perché la Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione adeguata per escluderla, basandosi sulla modalità della condotta, sull’intensità del pericolo e sulla sua non occasionalità. La Cassazione ha ritenuto tale motivazione immune da vizi.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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