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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per truffa. I motivi sono stati giudicati una mera riproposizione di censure già respinte nei precedenti gradi di giudizio, prive di una critica specifica alla sentenza d’appello. La Corte ha inoltre confermato il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa dei numerosi e gravi precedenti penali del ricorrente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Appello

Quando si arriva al terzo grado di giudizio, la Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma valuta la corretta applicazione della legge. Un recente provvedimento ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato, sottolineando l’importanza di formulare censure specifiche e non meramente ripetitive. L’ordinanza in esame chiarisce i confini dell’appello di legittimità, specialmente in relazione al vizio di motivazione e alla richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto.

I Fatti di Causa e il Percorso Giudiziario

Il caso nasce dal ricorso presentato da un individuo, condannato nei primi due gradi di giudizio per truffa (art. 640 c.p.), avverso la sentenza della Corte d’Appello di Torino. Il ricorrente lamentava principalmente due aspetti: un presunto travisamento degli elementi di prova che avevano portato alla sua condanna e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

L’Analisi del Ricorso Inammissibile da parte della Suprema Corte

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso e li ha immediatamente qualificati come inammissibili. La ragione principale risiede nel fatto che le doglianze presentate non costituivano una critica puntuale e specifica alla sentenza impugnata, ma si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già adeguatamente valutate e respinte dai giudici di merito. Questo approccio rende il ricorso generico e, di conseguenza, non meritevole di un esame nel merito.

La Questione del Travisamento della Prova

Il ricorrente sosteneva un vizio motivazionale e un errore nell’applicazione della legge penale, accusando i giudici di aver travisato le prove a suo carico. Tuttavia, la Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello aveva, al contrario, basato la sua decisione su un compendio probatorio solido, spiegando chiaramente perché le condotte fraudolente fossero attribuibili all’imputato. Il ricorso, non riuscendo a smontare con argomenti giuridici specifici tale ragionamento, si è rivelato inefficace.

Il Diniego della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla mancata concessione del beneficio previsto dall’art. 131-bis c.p., è stato respinto. La Corte ha evidenziato come la sentenza d’appello avesse fornito una motivazione corretta per negare tale beneficio, tenendo conto di elementi precisi: le modalità con cui era stato commesso il reato, il profitto conseguito e, soprattutto, i molteplici e gravi precedenti penali, anche specifici, a carico del ricorrente. Questi elementi delineavano un quadro di abitualità nel commettere reati, incompatibile con la finalità dell’istituto della particolare tenuità del fatto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi addotti erano ‘indeducibili’, ovvero non potevano essere fatti valere in quella sede. Essi erano meramente riproduttivi di censure già disattese nei gradi precedenti con argomenti giuridici corretti e non erano accompagnati da una critica mirata alle specifiche argomentazioni della sentenza d’appello. In sostanza, il ricorso non attaccava gli errori di diritto della decisione impugnata, ma tentava di ottenere un nuovo, non consentito, giudizio sui fatti. La Corte ha quindi ribadito il principio secondo cui il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende è stata la diretta conseguenza di questa declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante per chi intende adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con le conclusioni dei giudici di merito; è indispensabile individuare e argomentare specifici vizi di legittimità nella sentenza impugnata. Un ricorso che si limita a ripetere le difese già svolte, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della decisione d’appello, è destinato a essere dichiarato inammissibile. La pronuncia conferma la necessità di un approccio tecnico e rigoroso nella redazione dei ricorsi, per evitare non solo il rigetto, ma anche l’addebito di ulteriori spese.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti previsti dalla legge. Nel caso specifico, perché i motivi erano generici e si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza una critica specifica alla sentenza d’appello.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono ‘riproduttivi’?
Significa che le argomentazioni presentate nel ricorso sono una semplice ripetizione di quelle già valutate e rigettate dai giudici dei gradi inferiori. Un ricorso di questo tipo è considerato inammissibile perché non contesta specificamente le ragioni giuridiche della decisione che si sta impugnando.

Perché non è stata applicata la ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.) in questo caso?
La causa di non punibilità non è stata applicata perché la Corte ha considerato le modalità del fatto, il profitto ottenuto e, in modo decisivo, i numerosi, specifici e gravi precedenti penali del ricorrente. Questi elementi indicavano un comportamento non occasionale, incompatibile con i presupposti del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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