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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un motociclista condannato per guida con patente revocata. Il ricorso è stato ritenuto una mera ripetizione di argomenti già respinti, senza contestare specificamente le solide motivazioni della corte d’appello sull’identificazione del conducente, che si era dato alla fuga.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Mera Riproposizione dei Motivi

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, non è sufficiente ripetere le stesse lamentele già esposte nei gradi di giudizio precedenti. Un’ordinanza recente ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando un ricorso inammissibile proprio perché i motivi presentati erano una semplice riproposizione di censure già esaminate e respinte. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere i requisiti di specificità richiesti per un’impugnazione efficace di fronte alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Guida con Patente Revocata e Fuga

La vicenda ha origine durante il periodo di lockdown per la pandemia da COVID-19. Un individuo veniva notato alla guida di un motoveicolo nonostante la sua patente fosse stata revocata. Alla vista delle forze dell’ordine, il conducente si dava alla fuga, ma veniva successivamente raggiunto, identificato e arrestato anche per la resistenza opposta agli agenti.

La sua responsabilità per il reato previsto dall’art. 116 del Codice della Strada (guida senza patente) veniva confermata sia dal Giudice dell’udienza preliminare sia dalla Corte d’Appello, quest’ultima in sede di rinvio.

La Difesa e il Ricorso in Cassazione

L’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando una violazione della legge processuale e un vizio di motivazione. In particolare, la sua difesa si concentrava sulla presunta erronea identificazione del conducente del motoveicolo.

Tuttavia, come vedremo, la strategia difensiva si è rivelata inefficace, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile da parte della Suprema Corte.

La Critica della Cassazione: Mera Riproposizione e Mancanza di Specificità

La Corte ha osservato che il motivo di ricorso non faceva altro che riproporre un profilo di censura già ampiamente esaminato e motivatamente respinto dalla Corte d’Appello. I giudici di merito avevano costruito un percorso argomentativo logico e coerente, basato su elementi fattuali precisi: l’identificazione effettuata dal personale di polizia giudiziaria al momento dell’arresto, l’assenza di altre persone sul luogo dei fatti e il singolare abbigliamento indossato dal fuggitivo.

Il ricorrente, nel suo atto, non ha mosso una critica puntuale e specifica a questa ricostruzione, limitandosi a una generica contestazione. Questo approccio è stato fatale per l’esito del ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare l’inammissibilità, ha richiamato un principio consolidato, espresso anche dalle Sezioni Unite (sentenza n. 8825/2016). Secondo tale principio, un ricorso è inammissibile non solo quando è intrinsecamente vago, ma anche quando manca della necessaria correlazione con le ragioni della decisione impugnata. Chi impugna un provvedimento non può ignorare la motivazione del giudice precedente, ma deve confrontarsi con essa, evidenziandone le specifiche criticità. Nel caso di specie, il ricorrente ha fallito proprio in questo: ha ignorato il solido impianto motivazionale della Corte d’Appello, riproponendo doglianze già superate. La lamentata violazione processuale è stata giudicata del tutto inconferente rispetto al percorso logico seguito dai giudici di merito per accertare l’identità del conducente.

Le Conclusioni

La decisione in commento ribadisce l’importanza della specificità dei motivi di ricorso per cassazione. Non è una terza istanza di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma una sede di legittimità dove si controlla la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Un ricorso inammissibile non solo porta alla conferma della condanna, ma comporta anche l’onere per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questo caso serve da monito: un’impugnazione efficace deve dialogare criticamente con la sentenza che intende contestare, non limitarsi a ripetere argomenti già vagliati e respinti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si è limitato a riproporre le stesse censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica specifica e puntuale contro la motivazione della sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso deve essere correlato alla sentenza impugnata?
Significa che l’atto di ricorso non può ignorare le argomentazioni del giudice che ha emesso la sentenza, ma deve confrontarsi direttamente con esse, indicando in modo preciso perché si ritengono errate o illogiche. Non basta ripetere la propria tesi difensiva.

Quali sono state le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità?
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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