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Ricorso inammissibile: quando il motivo è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per tentato furto aggravato. La decisione si fonda sulla genericità del motivo di appello, che si limitava a proposizioni astratte senza confrontarsi con le argomentazioni della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di un Appello Generico

Quando si presenta un appello, la specificità è tutto. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: un ricorso inammissibile è la diretta conseguenza di un’impugnazione vaga e non circostanziata. Analizziamo questa ordinanza per comprendere perché la genericità dei motivi porta a una dichiarazione di inammissibilità e alle relative conseguenze economiche.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per tentato furto aggravato emessa dal Tribunale di Verona. La sentenza di primo grado è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Venezia. Non ritenendosi soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di proporre ricorso per cassazione, l’ultimo grado di giudizio previsto dal nostro ordinamento.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha posto fine al percorso giudiziario dichiarando il ricorso inammissibile. Questo significa che i giudici non sono entrati nel merito della questione, ovvero non hanno valutato se la condanna fosse giusta o sbagliata. Hanno invece rilevato un vizio preliminare che ha impedito l’esame della causa. Oltre alla dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni della decisione

Il cuore della decisione risiede nella valutazione del motivo di ricorso presentato. La Corte lo ha definito ‘generico’. Ma cosa significa esattamente? Un motivo di ricorso è generico quando non attacca specificamente le argomentazioni della sentenza che si sta impugnando. Nel caso di specie, il ricorso si esauriva in ‘mere proposizioni astratte’, prive di qualsiasi riferimento concreto al ‘reale corredo argomentativo’ su cui si fondava la sentenza della Corte d’Appello. In altre parole, non è sufficiente lamentare un errore in termini generali; è necessario indicare con precisione dove il giudice precedente avrebbe sbagliato nel suo ragionamento, confrontandosi punto per punto con la motivazione della sentenza impugnata. La mancanza di questa specificità rende l’atto di appello non idoneo a raggiungere il suo scopo, portando inevitabilmente a una pronuncia di inammissibilità.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per chi opera nel diritto: la redazione di un atto di impugnazione richiede rigore, precisione e un confronto critico con la decisione che si intende contestare. Un ricorso fondato su lamentele astratte e non ancorate alla realtà processuale è destinato a fallire prima ancora di essere esaminato nel merito. Le conseguenze non sono solo procedurali, con la conferma della condanna, ma anche economiche, data la condanna al pagamento delle spese e della sanzione pecuniaria. La pronuncia serve quindi da monito sull’importanza della tecnica redazionale e della serietà argomentativa negli atti processuali.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato era generico, ovvero si esauriva in mere proposizioni astratte prive di riferimenti specifici al corredo argomentativo della sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.

Qual era il reato per cui l’imputato era stato condannato nei gradi di merito?
L’imputato era stato condannato per il reato di tentato furto aggravato, previsto dagli articoli 56, 624 e 625 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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