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Ricorso inammissibile: quando il motivo è aspecifico

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché il motivo presentato, relativo alla mancata disapplicazione della recidiva, è stato ritenuto aspecifico. La Corte ha sottolineato che l’appellante non ha adeguatamente contestato la coerenza logica delle decisioni dei gradi inferiori, confermando la condanna e aggiungendo il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la specificità dei motivi è cruciale

Quando si presenta un’impugnazione, in particolare un ricorso per Cassazione, la forma è sostanza. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci ricorda che la genericità dei motivi conduce a una sola conseguenza: un ricorso inammissibile. Con l’ordinanza n. 44661/2024, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: non basta lamentare un errore, bisogna dimostrare specificamente dove e perché il giudice precedente ha sbagliato.

I fatti di causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale. L’imputato, dopo la conferma della sentenza in Corte d’Appello, ha proposto ricorso per Cassazione. L’unica doglianza sollevata riguardava la mancata disapplicazione della recidiva, un’aggravante che incide notevolmente sulla determinazione della pena.

L’imputato sosteneva che i giudici di merito non avessero correttamente valutato le circostanze per escludere tale aggravante. Tuttavia, il suo ricorso si è scontrato con un ostacolo procedurale insormontabile.

L’analisi della Corte: perché il ricorso inammissibile?

La Corte di Cassazione ha esaminato il motivo del ricorso e lo ha liquidato rapidamente, definendolo “aspecifico”. Questo termine tecnico indica che le argomentazioni dell’imputato erano troppo generiche. Invece di confrontarsi criticamente con la logica della sentenza d’appello, il ricorrente si è limitato a riproporre le sue tesi in modo vago.

I giudici di legittimità hanno osservato che la lettura sia della sentenza di primo grado che di quella d’appello rivelava un percorso argomentativo “lineare e coerente”. Le corti inferiori avevano spiegato in modo logico le ragioni per cui la recidiva era stata applicata. Il ricorrente, con il suo atto, non ha attaccato questa coerenza, non ha evidenziato vizi logici o errori di diritto specifici, rendendo di fatto il suo ricorso inammissibile.

Le motivazioni della decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del processo penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo scopo è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Per fare ciò, chi ricorre ha l’onere di indicare con precisione le parti del provvedimento impugnato che ritiene errate e di spiegare, in modo puntuale, le ragioni giuridiche della sua critica.

Nel caso di specie, il ricorrente non ha soddisfatto questo onere. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso con la decisione. È necessario “smontare” il ragionamento del giudice precedente, pezzo per pezzo, dimostrando dove risiede l’errore. La mancanza di questo confronto diretto rende il motivo di ricorso non scrutinabile nel merito e, di conseguenza, inammissibile.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ha avuto due conseguenze dirette per l’imputato. In primo luogo, la dichiarazione di inammissibilità ha reso definitiva la condanna della Corte d’Appello. In secondo luogo, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Questa ordinanza è un monito importante: la redazione di un ricorso per Cassazione richiede rigore tecnico e precisione argomentativa. Limitarsi a criticare genericamente una decisione, senza un confronto puntuale con le motivazioni che la sorreggono, equivale a una sconfitta certa in partenza, con l’ulteriore aggravio di costi. La specificità non è un vezzo formale, ma l’essenza stessa del diritto di impugnazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’unico motivo presentato, relativo alla mancata disapplicazione della recidiva, è stato giudicato “aspecifico”, ovvero troppo generico e non adeguatamente argomentato.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “aspecifico”?
Significa che le argomentazioni non si confrontano in modo critico e puntuale con il ragionamento logico e coerente della sentenza impugnata, limitandosi a una critica generica senza individuare specifici vizi.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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