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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono vaghi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per spaccio di stupefacenti, anche a minori. I giudici hanno ritenuto i motivi di appello estremamente vaghi e non specifici, confermando che la mera riproposizione di questioni già decise in appello non costituisce un valido fondamento per un ricorso.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione sulla Genericità dei Motivi

Nel processo penale, l’impugnazione è uno strumento fondamentale per garantire la giustizia e la corretta applicazione della legge. Tuttavia, affinché sia efficace, deve rispettare precisi requisiti di forma e sostanza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze di un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi addotti sono vaghi e ripetitivi. Questa pronuncia offre spunti essenziali sulla necessità di una critica argomentata e specifica delle sentenze di merito.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un giovane, emessa dal Giudice per le indagini preliminari (G.u.p.) all’esito di un giudizio abbreviato. L’imputato era stato ritenuto responsabile del reato di spaccio di sostanze stupefacenti, aggravato dalla cessione a persone di minore età, commesso tra maggio e agosto 2018. La Corte di Appello di Ancona aveva successivamente confermato integralmente la decisione di primo grado.

L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, affidandosi a tre motivi principali:
1. Un vizio di motivazione riguardo al mancato riconoscimento dell’ipotesi attenuata del fatto di lieve entità.
2. La violazione di legge per la mancata riqualificazione del reato in una fattispecie meno grave.
3. L’erronea applicazione dell’aggravante della cessione a minori, sostenendo che la consapevolezza dell’età degli acquirenti si basasse su mere congetture.

L’Analisi della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in quanto manifestamente infondato. Secondo i giudici, l’impugnazione presentava deduzioni “estremamente vaghe e non specifiche”, che non adempivano alla funzione tipica di una critica argomentata avverso la sentenza impugnata. In sostanza, il ricorso si limitava a reiterare questioni già sollevate nei precedenti gradi di giudizio e che erano state adeguatamente esaminate e risolte dalla Corte territoriale.

La Corte di Appello, infatti, aveva fornito una motivazione sufficiente, logica e supportata da un attento esame delle argomentazioni difensive. Il ricorrente, invece di confrontarsi specificamente con tale motivazione e indicarne le eventuali falle logico-giuridiche, si è limitato a riproporre le stesse doglianze, senza aggiungere elementi nuovi o critiche pertinenti. Questo comportamento processuale non è sufficiente a superare il vaglio di ammissibilità in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel quale si possono riesaminare i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Per questo, i motivi di ricorso devono essere specifici e devono attaccare puntualmente le ragioni esposte nella sentenza impugnata.

Nel caso di specie, i motivi sono stati giudicati meramente reiterativi. La Corte ha sottolineato che l’appello non si è confrontato “a ben vedere” con la motivazione della sentenza di secondo grado, vanificando così la sua stessa funzione. La mancanza di una critica argomentata e pertinente rende l’impugnazione non idonea a innescare il giudizio di legittimità, portando inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Di conseguenza, non essendoci colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Conclusioni: Le Conseguenze di un Ricorso Vago

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per la pratica forense: la redazione di un ricorso per cassazione richiede rigore, specificità e un confronto diretto con la decisione che si intende impugnare. Non è sufficiente riproporre le tesi difensive già respinte, ma è necessario dimostrare in modo chiaro e argomentato perché la motivazione del giudice di merito sia errata, illogica o contraddittoria. La presentazione di un ricorso inammissibile non solo non porta ad alcun risultato utile per l’imputato, ma comporta anche l’addebito delle spese processuali e di una sanzione economica, aggravando ulteriormente la sua posizione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano estremamente vaghi, non specifici e si limitavano a ripetere questioni già adeguatamente affrontate e respinte dalla Corte di Appello, senza formulare una critica argomentata della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
In base alla decisione e all’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria, in questo caso di tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

È sufficiente riproporre le stesse argomentazioni dei gradi precedenti in un ricorso per cassazione?
No. La sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione deve confrontarsi criticamente con la motivazione della decisione impugnata. La semplice reiterazione di argomenti già esaminati e rigettati, senza una specifica censura delle ragioni del giudice di merito, non è sufficiente e conduce all’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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