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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono vaghi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché basato su motivi vaghi e ripetitivi, già trattati in appello. L’imputato, condannato per furto e lesioni, non ha argomentato criticamente contro la sentenza impugnata, portando alla conferma della condanna e al pagamento delle spese.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Guida Pratica all’Ordinanza 12279/2024

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, la forma e la sostanza dei motivi sono cruciali. Un ricorso inammissibile non solo vanifica la possibilità di una revisione della sentenza, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. L’ordinanza n. 12279/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la genericità e la ripetitività delle argomentazioni possano portare a tale esito, ribadendo principi fondamentali della procedura penale.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato ritenuto responsabile di due episodi di furto aggravato e di lesioni volontarie lievi, commessi nella stessa giornata.

Nel giudizio di primo grado, celebrato con rito abbreviato, erano state concesse le attenuanti generiche, ma valutate come equivalenti alla recidiva contestata. La difesa, insoddisfatta, aveva proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la loro Genericità

Il ricorrente basava la sua impugnazione su due punti specifici, lamentando una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione:

1. Mancato riconoscimento del vizio di mente: La difesa sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel non considerare una presunta infermità mentale dell’imputato.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si contestava la decisione di non applicare le circostanze attenuanti generiche in modo più favorevole.

La Corte di Cassazione ha analizzato questi motivi e li ha giudicati manifestamente infondati, evidenziando la loro natura vaga e non specifica.

La Decisione della Cassazione: Un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su un principio cardine del processo di legittimità: l’impugnazione non può essere una semplice riproposizione delle argomentazioni già respinte nei gradi precedenti, ma deve consistere in una critica puntuale e argomentata della sentenza impugnata. I giudici hanno sottolineato come i motivi presentati fossero meramente reiterativi e non si confrontassero in alcun modo con la logica e sufficiente motivazione fornita dalla Corte d’Appello.

L’Errore di Fatto sulle Attenuanti

Un aspetto quasi paradossale evidenziato dalla Corte è che il secondo motivo di ricorso, relativo alle attenuanti generiche, era basato su un presupposto errato. Le attenuanti, infatti, erano già state riconosciute e concesse dal Tribunale in primo grado. Questo dimostra una carenza di analisi della decisione che si intendeva impugnare, contribuendo a rafforzare il giudizio di inammissibilità.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che l’impugnazione prospettava deduzioni vaghe e non specifiche, che non assolvevano alla funzione tipica di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso. I motivi, infatti, erano meramente reiterativi di questioni già poste e adeguatamente risolte dalla Corte territoriale con una motivazione sufficiente e non illogica. L’impugnazione, a ben vedere, non si confrontava con la motivazione della sentenza di secondo grado, limitandosi a riproporre le stesse lamentele. Questa modalità di impugnazione, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, non è idonea a superare il vaglio di ammissibilità.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza stabilisce che un ricorso per Cassazione deve contenere una critica specifica e pertinente alla decisione impugnata. La semplice riproposizione di argomenti già esaminati e respinti, senza un confronto diretto con le motivazioni del giudice d’appello, rende il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, non ravvisandosi un’assenza di colpa, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di redigere ricorsi tecnicamente validi e argomentativamente solidi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano vaghi, non specifici e si limitavano a ripetere questioni già adeguatamente risolte dalla Corte d’Appello, senza formulare una critica argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in ambito penale?
In base a quanto stabilito dall’ordinanza, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri un’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La Corte di Cassazione ha esaminato la questione del vizio di mente?
No, la Corte non è entrata nel merito della questione del vizio di mente. Ha ritenuto il motivo di ricorso inammissibile in quanto era una mera riproposizione di una questione già esaminata e risolta dalla corte territoriale, contro la cui motivazione il ricorrente non ha mosso una critica specifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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