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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono ripetitivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi erano una semplice ripetizione di quelli già respinti in appello. La decisione sottolinea che l’impugnazione deve contenere una critica specifica e argomentata della sentenza precedente, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Specificità dei Motivi

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: la specificità dei motivi di ricorso. Quando un’impugnazione si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, il risultato è un ricorso inammissibile. Questa decisione offre un’importante lezione sull’onere di formulare una critica argomentata e puntuale contro la sentenza che si intende contestare, pena la chiusura del processo con condanna alle spese.

I Fatti di Causa e i Motivi del Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino. L’appellante aveva basato la sua difesa su diversi punti, che sono stati poi riproposti come motivi di ricorso in Cassazione. Tra questi figuravano:

1. La violazione di legge per il rigetto di una richiesta di assunzione di una nuova prova.
2. L’erronea qualificazione giuridica del reato contestato (art. 640-bis c.p.), chiedendone la derubricazione in una fattispecie meno grave (art. 316-ter c.p.).
3. La contestazione sulla congruità della pena inflitta.
4. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
5. La negata concessione delle pene sostitutive.

Tutti questi motivi, tuttavia, erano già stati ampiamente discussi e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile per Genericità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza, rilevando come tutti i motivi proposti non fossero altro che una “pedissequa reiterazione” di quelli già dedotti in appello. I giudici hanno sottolineato che un ricorso per Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle medesime doglianze. La sua funzione tipica è quella di muovere una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata, evidenziando vizi di legittimità o difetti di motivazione.

Nel caso specifico, l’appellante si era limitato a ripresentare le sue tesi senza confrontarsi con le ragioni logiche e giuridiche con cui la Corte d’Appello le aveva respinte. Questo comportamento processuale rende i motivi non specifici, bensì solo apparenti, e quindi inammissibili.

La Valutazione sulle Attenuanti Generiche e la Pena

La Corte ha inoltre precisato due aspetti importanti riguardo alla determinazione della pena. In primo luogo, ha confermato che la motivazione sulla congruità della sanzione era adeguata e conforme ai principi degli articoli 132 e 133 del codice penale. In secondo luogo, riguardo al diniego delle attenuanti generiche, ha richiamato un orientamento consolidato: il giudice non è tenuto a esaminare singolarmente tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli all’imputato. È sufficiente che la motivazione si concentri sugli elementi ritenuti decisivi per la valutazione complessiva, superando implicitamente tutti gli altri. Poiché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esente da illogicità, anche questo motivo di ricorso è stato giudicato manifestamente infondato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla natura stessa del giudizio di legittimità. Il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono rivalutare i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, un ricorso che non si confronta con le argomentazioni della decisione precedente, ma si limita a riproporre le proprie tesi, elude la sua funzione essenziale. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorrente fossero reiterativi e non consentiti, in quanto omettevano di assolvere la “tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso”. La mancanza di specificità ha quindi portato inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza l’onere che grava sulla parte che impugna una sentenza. Non basta essere in disaccordo con la decisione; è necessario articolare una critica precisa, puntuale e pertinente, che attacchi specificamente le fondamenta logico-giuridiche della motivazione del giudice precedente. Limitarsi a ripetere argomenti già disattesi equivale a presentare un ricorso vuoto, destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

Perché un ricorso per Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se manca dei requisiti richiesti dalla legge, ad esempio quando i motivi presentati sono una mera ripetizione di argomenti già esaminati e respinti nel grado precedente, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata.

È sufficiente riproporre gli stessi motivi dell’appello nel ricorso per Cassazione?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che la “pedissequa reiterazione” dei motivi di appello rende il ricorso inammissibile, poiché non assolve alla funzione di critica mirata della sentenza di secondo grado.

Il giudice deve considerare ogni singolo elemento a favore dell’imputato per concedere le attenuanti generiche?
No. Secondo la giurisprudenza citata nell’ordinanza, per negare la concessione delle attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione facendo riferimento agli elementi ritenuti decisivi, senza essere obbligato ad analizzare e confutare singolarmente tutti gli aspetti favorevoli o sfavorevoli emersi dagli atti processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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