LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando i motivi sono ripetitivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per falsità ideologica in una dichiarazione sostitutiva. La Corte ha stabilito che i motivi di ricorso erano meramente ripetitivi di doglianze già respinte nei gradi di merito e manifestamente infondati, confermando la condanna e l’obbligo al pagamento delle spese e di un’ammenda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Falsa Dichiarazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio. Quando i motivi di appello sono semplici ripetizioni di argomenti già valutati e respinti, il risultato è un ricorso inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale che aveva condannato un individuo per i reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (art. 483 c.p.) e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. In particolare, l’imputato aveva reso una dichiarazione sostitutiva del certificato del casellario giudiziale non veritiera.

La Corte di Appello aveva successivamente riformato parzialmente la sentenza, dichiarando il non doversi procedere per il reato di inosservanza e riducendo la pena per la falsità ideologica. Nonostante ciò, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, articolando quattro distinti motivi di censura.

L’Analisi della Corte: I Motivi del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato ciascuno dei quattro motivi di ricorso, giungendo per tutti alla medesima conclusione: l’inammissibilità. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione.

Primo e Secondo Motivo: Ripetitività delle Censure

I primi due motivi lamentavano una presunta violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza e un vizio di motivazione riguardo alla rilevanza della falsa dichiarazione. La Corte ha liquidato queste doglianze come inammissibili perché erano una mera riproposizione di censure già adeguatamente esaminate e correttamente respinte dalla Corte di Appello. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la Corte territoriale aveva motivato in modo puntuale e logico sulla questione, rendendo il ricorso su questi punti del tutto superfluo.

Terzo Motivo: Infondatezza Manifesta sulla Sostenibilità dell’Errore

Il terzo motivo verteva sulla presunta insussistenza dell’elemento soggettivo del reato, sostenendo che l’imputato avesse agito per errore. Anche in questo caso, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha evidenziato come la Corte di Appello avesse già spiegato chiaramente, e con logica stringente, perché la tesi dell’errore non fosse sostenibile. Il ricorso, quindi, non faceva emergere alcun reale difetto di motivazione o violazione di legge.

Quarto Motivo: Mancato Riconoscimento delle Attenuanti Generiche

Infine, l’imputato contestava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. La Corte ha ritenuto anche questo motivo inammissibile per manifesta infondatezza. La Corte di Appello, infatti, aveva fornito una motivazione congrua e logica, spiegando che non era emerso alcun elemento a favore dell’imputato che potesse giustificare la concessione delle attenuanti, tenendo anche conto dei suoi precedenti penali per bancarotta fraudolenta.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su un pilastro del processo penale: la funzione del giudizio di legittimità. La Suprema Corte non riesamina i fatti nel merito, ma valuta se i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e se le loro motivazioni siano logiche e prive di vizi. Presentare un ricorso che si limita a riproporre le stesse argomentazioni, senza individuare specifici errori di diritto o vizi logici nella sentenza impugnata, equivale a chiedere alla Cassazione un nuovo giudizio di merito, cosa che non le compete. Questa pratica processuale si traduce in una dichiarazione di inammissibilità, che chiude definitivamente il caso e comporta sanzioni per il ricorrente.

Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito: un ricorso per cassazione deve essere fondato su precise critiche giuridiche alla sentenza impugnata, non sulla speranza di un riesame dei fatti. L’inammissibilità non è solo una questione formale, ma la conseguenza di un uso non corretto dello strumento processuale. La condanna al pagamento delle spese e della somma di tremila euro alla Cassa delle ammende rappresenta la sanzione per aver attivato inutilmente il massimo organo della giurisdizione penale con motivi privi di reale fondamento giuridico. La decisione rafforza il principio di efficienza e serietà del processo, scoraggiando appelli dilatori o meramente ripetitivi.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando, come nel caso di specie, i motivi presentati sono una mera ripetizione di argomentazioni già esaminate e respinte dai giudici di merito, oppure quando sono manifestamente infondati e non evidenziano alcuna violazione di legge o vizio logico nella sentenza precedente.

Cosa significa ‘falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico’?
È il reato, previsto dall’art. 483 del codice penale, commesso da una persona che attesta falsamente a un pubblico ufficiale, in un atto destinato a provare la verità di quei fatti, una circostanza non vera, come ad esempio dichiarare il falso sul proprio casellario giudiziale in un’autocertificazione.

Perché non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche?
Le circostanze attenuanti generiche non sono state concesse perché la Corte di Appello non ha individuato alcun elemento che potesse giustificarle. In questa valutazione ha pesato anche la presenza di precedenti penali a carico dell’imputato per bancarotta fraudolenta, che ha deposto a sfavore di un trattamento sanzionatorio più mite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati