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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono ripetitivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati dall’imputato erano una mera riproduzione di argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La decisione sottolinea che, in sede di legittimità, non è sufficiente riproporre le stesse censure, ma è necessario un confronto specifico e critico con le motivazioni della sentenza impugnata. L’ordinanza ribadisce anche l’impossibilità di contestare l’entità della pena se la motivazione del giudice di merito non è manifestamente illogica.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi Ripetitivi

Presentare un ricorso in Cassazione richiede una tecnica precisa e argomentazioni specifiche. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza; è fondamentale dimostrare un errore di diritto. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la mera riproposizione di vecchie argomentazioni porti inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questo principio è cruciale per chiunque si approcci al giudizio di legittimità, poiché evidenzia la necessità di un confronto critico e puntuale con la decisione che si intende impugnare.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale per un reato previsto dal Testo Unico sulle spese di giustizia (art. 95 d.P.R. 115/2002), aggravato da una recidiva specifica. La Corte d’Appello confermava la sentenza di primo grado. L’imputato, non rassegnato, decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e una motivazione carente e illogica da parte dei giudici di merito.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stroncato le speranze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi che rappresentano principi consolidati della procedura penale.

In primo luogo, i motivi sollevati dal ricorrente sono stati giudicati ‘meramente riproduttivi’. In altre parole, l’imputato si è limitato a ripresentare alla Cassazione le stesse identiche censure che erano già state vagliate e motivatamente respinte dalla Corte d’Appello. Questo approccio, secondo la Suprema Corte, non è consentito in sede di legittimità, dove il focus non è sui fatti, ma sulla corretta applicazione della legge.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito che le censure relative al trattamento sanzionatorio, ovvero alla quantificazione della pena, non possono essere oggetto del giudizio di Cassazione, a meno che la decisione del giudice di merito non sia palesemente arbitraria o fondata su una motivazione manifestamente illogica, cosa che nel caso di specie non è stata riscontrata.

Le Motivazioni della Decisione

Analizzando le motivazioni, emerge con chiarezza la logica della Corte. Il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel quale si possono ridiscutere i fatti. Il suo scopo è garantire l’uniforme interpretazione della legge. Per questo motivo, quando si impugna una sentenza d’appello, non basta affermare che i giudici hanno sbagliato. È necessario articolare una critica specifica, puntuale e logica contro le ragioni esposte nella sentenza impugnata, dimostrando dove e perché la Corte d’Appello avrebbe errato nell’applicare le norme di diritto.

Ripetere le stesse argomentazioni già disattese equivale a ignorare il lavoro motivazionale svolto dal giudice precedente, trasformando il ricorso in un atto sterile che non instaura un vero dialogo processuale con la Suprema Corte. Di conseguenza, la sanzione processuale è la dichiarazione di inammissibilità, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni: L’Importanza di Motivi Specifici nel Ricorso

Questa ordinanza è un monito fondamentale per la pratica legale. Un appello efficace, soprattutto in Cassazione, deve essere costruito come una critica mirata e argomentata della decisione che si contesta. Non è un’opportunità per un ‘replay’ del processo, ma un’occasione per evidenziare vizi di legittimità specifici. La pigrizia argomentativa, che si manifesta nel ‘copia e incolla’ di motivi già respinti, non solo è inutile, ma è anche controproducente, portando a una condanna per ricorso inammissibile e a ulteriori costi per l’assistito.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono una mera ripetizione di argomenti già esaminati e respinti nei gradi di giudizio precedenti, senza un confronto critico e specifico con la motivazione della sentenza impugnata.

È possibile contestare in Cassazione la severità di una pena decisa da un altro giudice?
No, di norma non è possibile. La determinazione della pena è una decisione discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la quantificazione della pena è frutto di arbitrarietà o se la motivazione a supporto è manifestamente illogica, circostanza non riscontrata in questo caso.

Cosa significa che i motivi di un ricorso sono ‘meramente riproduttivi’?
Significa che le argomentazioni presentate nel ricorso si limitano a ripetere le stesse censure e difese già avanzate e respinte dalla corte del grado precedente, senza aggiungere elementi di critica specifici contro le ragioni espresse nella sentenza che si sta impugnando.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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