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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, ribadendo che i motivi di appello non possono essere una mera ripetizione di doglianze già respinte. L’ordinanza chiarisce che il ricorso deve contenere una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata, senza tentare una nuova valutazione dei fatti. Inoltre, è stata confermata la non applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) in presenza di abitualità del comportamento e di un danno non irrilevante.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Requisiti di Specificità

Presentare un ricorso in Cassazione richiede una tecnica giuridica precisa e una profonda comprensione dei limiti del giudizio di legittimità. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un’importante lezione su come evitare di incappare in una dichiarazione di ricorso inammissibile. Il caso analizzato dimostra che la mera riproposizione dei motivi d’appello, senza una critica puntuale e argomentata della sentenza impugnata, è una strategia destinata al fallimento, con conseguenze economiche per il ricorrente.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che ne aveva confermato la responsabilità penale. Il ricorso si fondava su tre motivi principali:
1. Una presunta scorrettezza nella motivazione della sentenza di condanna.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.
3. L’eccessività della pena inflitta.

La difesa sosteneva che i giudici di merito non avessero valutato correttamente le prove e le argomentazioni difensive. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato in toto le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile.

L’Analisi della Corte sul Ricorso Inammissibile

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato privo di specificità. La Corte ha sottolineato un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. È, invece, un sindacato di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

La Cassazione ha chiarito che un motivo di ricorso è inammissibile non solo quando è generico, ma anche quando si risolve nella “pedissequa reiterazione” dei motivi già presentati in appello e puntualmente disattesi dalla corte di merito. L’atto di impugnazione deve contenere una critica argomentata e specifica contro la sentenza che si contesta, evidenziando vizi logici o errori di diritto, e non limitarsi a proporre una ricostruzione alternativa dei fatti.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131-bis c.p.)

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha ricordato che per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è necessaria la compresenza di due requisiti: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento.

Nel caso di specie, i giudici d’appello avevano già motivato adeguatamente l’esclusione di tale beneficio, evidenziando due aspetti cruciali:
* La non particolare tenuità del fatto, valutata in ragione dell’entità del danno provocato.
* L’abitualità del comportamento dell’imputato, desunta dalla presenza di precedenti specifici.

Poiché è sufficiente l’assenza di anche uno solo dei due presupposti per escludere l’applicazione della norma, la doglianza è stata respinta.

La Discrezionalità del Giudice nella Determinazione della Pena

Infine, la Corte ha respinto la censura relativa all’eccessività della sanzione. La graduazione della pena rientra nell’esercizio del potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere non è sindacabile in sede di legittimità se la decisione è sorretta da una motivazione sufficiente e non manifestamente illogica.

La Suprema Corte ha precisato che l’onere motivazionale del giudice è adempiuto anche con l’uso di espressioni come “pena congrua” o “pena equa”, specialmente quando la sanzione si colloca al di sotto della media edittale. Non è richiesta una disamina dettagliata di ogni singolo elemento previsto dall’art. 133 c.p., ma una giustificazione che non risulti frutto di mero arbitrio.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni alla base della declaratoria di inammissibilità sono radicate in principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, il ricorso in Cassazione deve essere un dialogo critico con la sentenza impugnata, non un monologo che ripete argomenti già vagliati. In secondo luogo, il perimetro del giudizio di legittimità è nettamente distinto da quello di merito: la Cassazione controlla la logica e la legalità, non ricostruisce i fatti. Infine, istituti come la particolare tenuità del fatto e la determinazione della pena richiedono una valutazione complessiva da parte del giudice di merito, la cui discrezionalità, se correttamente esercitata e motivata, è insindacabile.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una guida preziosa per chiunque si appresti a redigere un ricorso per cassazione. La lezione è chiara: la specificità è la chiave. È necessario abbandonare la tentazione di richiedere una nuova valutazione delle prove e concentrarsi, invece, sull’individuazione di specifici errori di diritto o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza. Un ricorso inammissibile non solo chiude definitivamente la porta a una possibile riforma della condanna, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, aggravando la posizione del ricorrente.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato generico e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico e inammissibile quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata, oppure quando tende a ottenere una nuova valutazione delle prove, estranea al giudizio di legittimità.

Quali sono i presupposti necessari per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è necessaria la sussistenza di entrambi i seguenti presupposti: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento dell’autore del reato. La mancanza di anche uno solo di questi due elementi impedisce il riconoscimento del beneficio.

La Corte di Cassazione può riesaminare la misura della pena decisa dal giudice di merito?
No, la determinazione della pena è un esercizio di potere discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione non può riesaminarla, a meno che la motivazione a sostegno della scelta non sia manifestamente illogica, arbitraria o del tutto assente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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