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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di cui all’art. 617 c.p. (interferenze illecite nella vita privata). La decisione si fonda sulla genericità e sulla natura meramente ripetitiva dei motivi di appello, che non si confrontavano criticamente con la sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che, per essere ammissibile, l’impugnazione deve contenere argomentazioni specifiche e non limitarsi a riproporre le stesse doglianze già respinte.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Importanza della Specificità dei Motivi

Presentare un’impugnazione in ambito penale è un’attività che richiede rigore e precisione. Non è sufficiente manifestare un generico dissenso verso una sentenza di condanna; è necessario articolare critiche puntuali e ben fondate. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile, a causa della genericità dei suoi motivi, non solo si riveli inefficace, ma comporti anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo questa decisione per comprendere le ragioni giuridiche che ne sono alla base.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa in primo grado e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Torino a carico di un imputato per il reato previsto dall’articolo 617 del codice penale (relativo a interferenze illecite nelle comunicazioni). L’imputato, tramite il proprio difensore, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a diversi motivi per contestare la sentenza di secondo grado.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i quattro motivi di ricorso presentati dalla difesa, giungendo a una declaratoria di inammissibilità per ciascuno di essi. Vediamo nel dettaglio le ragioni:

1. Motivo Generico e Ripetitivo

Il primo motivo è stato giudicato privo di specificità. La Corte ha osservato come fosse una mera riproposizione delle stesse doglianze già avanzate con l’atto di appello e correttamente respinte dalla Corte territoriale con una motivazione congrua e completa. In pratica, la difesa non si è confrontata con le argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a ripetere tesi già superate.

2. Motivo Inedito sulla Recidiva

Il secondo motivo, riguardante la contestazione della recidiva, è stato considerato inedito. In appello, la difesa si era limitata a chiederne genericamente l’esclusione, senza supportare la richiesta con alcuna argomentazione. Nel ricorso per cassazione, invece, sono state introdotte argomentazioni nuove, che avrebbero dovuto essere presentate e discusse nel grado di merito precedente. Questo ha reso il motivo inammissibile.

3. Questioni di Merito sulla Pena

Con il terzo motivo, l’imputato lamentava la quantificazione della pena e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Il sindacato della Cassazione è limitato ai casi di motivazione illogica o arbitraria, eventualità non riscontrata nel caso di specie. La decisione del giudice d’appello era, infatti, sorretta da una motivazione sufficiente.

4. Richiesta Infondata di Sostituzione della Pena

Infine, anche il quarto motivo, con cui si chiedeva la sostituzione della pena detentiva, è stato ritenuto manifestamente infondato e privo di specificità estrinseca. Anche in questo caso, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione corretta e adeguata, con la quale il ricorrente non si era concretamente confrontato.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su principi cardine del diritto processuale penale. Il principio di specificità dei motivi di impugnazione, richiamato anche dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite, impone al ricorrente di non limitarsi a contestare un punto della decisione, ma di indicare le ragioni di fatto e di diritto per cui non ne condivide la valutazione. Un’impugnazione non può essere una generica lamentela, ma deve strutturarsi come una critica ragionata alla decisione impugnata. La Corte ha inoltre sottolineato che il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove poter ridiscutere la valutazione delle prove o la congruità della pena, se queste sono supportate da una motivazione logica e non contraddittoria.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale: l’efficacia di un’impugnazione dipende dalla sua capacità di individuare e argomentare specifici vizi della sentenza. Un ricorso inammissibile non solo non produce alcun effetto positivo per l’imputato, ma determina la sua condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, rendendo definitiva la condanna. Per la difesa tecnica, ciò significa che ogni motivo di ricorso deve essere il risultato di un’attenta analisi della sentenza impugnata, evidenziandone le specifiche criticità e offrendo argomenti giuridici pertinenti, evitando mere ripetizioni o l’introduzione tardiva di nuove questioni.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non rispetta i requisiti procedurali, ad esempio se i motivi sono generici, meramente ripetitivi di doglianze già respinte, oppure se sollevano questioni nuove che non sono state discusse nei precedenti gradi di giudizio.

È possibile contestare l’entità della pena davanti alla Corte di Cassazione?
No, non direttamente. La quantificazione della pena è una decisione discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione a sostegno di tale decisione è palesemente illogica, arbitraria o del tutto assente, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la sentenza impugnata diventi definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso specifico con una sanzione di 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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