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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per rapina, stabilendo principi chiari sui requisiti dell’atto di impugnazione. L’ordinanza sottolinea che la mera ripetizione di motivi già respinti in appello rende il ricorso generico e quindi inammissibile. Inoltre, la Corte ribadisce che la valutazione sull’entità della pena è di competenza discrezionale del giudice di merito e non può essere contestata in sede di legittimità se la motivazione è adeguata, come nel caso di specie, dove si è tenuto conto della condotta e dei precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione sui requisiti di ammissibilità delle impugnazioni penali. L’ordinanza in esame dichiara un ricorso inammissibile, fornendo una lezione fondamentale: non basta ripetere le stesse argomentazioni già presentate in appello per ottenere una revisione dalla Suprema Corte. Analizziamo nel dettaglio la decisione per comprendere meglio i confini del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato per il reato di rapina (art. 628 c.p.) dalla Corte di Appello di Torino. Il ricorrente basava la sua impugnazione su due motivi principali: il primo contestava la correttezza della motivazione che aveva portato alla sua condanna, mentre il secondo lamentava un’eccessiva severità della pena inflitta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambe le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un gradino precedente, quello della validità stessa dell’impugnazione. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una conseguenza tipica di un ricorso ritenuto infondato o, come in questo caso, inammissibile.

Le Motivazioni: l’analisi del ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su argomentazioni precise e conformi a un orientamento giurisprudenziale consolidato.

La Genericità del Primo Motivo di Ricorso

Il primo motivo, relativo alla responsabilità penale, è stato considerato indeducibile. La Corte ha osservato che le argomentazioni presentate non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di quelle già sollevate e puntualmente respinte dalla Corte di Appello. In questi casi, i motivi vengono considerati non specifici ma soltanto “apparenti”, poiché non assolvono alla funzione tipica di una critica argomentata contro la sentenza impugnata. In pratica, per accedere al giudizio di Cassazione non è sufficiente esprimere un generico dissenso, ma è necessario formulare critiche nuove e specifiche che mettano in luce vizi di legittimità (come violazioni di legge o difetti logici della motivazione) e non semplici riesami del fatto.

L’Infondatezza del Motivo sulla Pena

Il secondo motivo, riguardante l’eccessività della pena, è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Questo potere deve essere esercitato nel rispetto dei criteri fissati dagli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo). Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva adeguatamente motivato la sua decisione, facendo riferimento a elementi concreti come “le impetuose modalità della condotta” e i “numerosi precedenti penali” dell’imputato. Una motivazione di questo tipo è considerata congrua e, pertanto, non sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento rappresenta un monito importante per chi intende presentare ricorso in Cassazione. La decisione evidenzia che il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito dove poter ridiscutere i fatti o la valutazione delle prove. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di un’impugnazione che non si confronta criticamente e specificamente con le ragioni della sentenza appellata, ma si limita a riproporre le medesime difese. Per avere una possibilità di successo, è essenziale individuare vizi specifici di violazione di legge o di manifesta illogicità della motivazione, formulando argomentazioni pertinenti e non meramente ripetitive.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non possiede i requisiti previsti dalla legge. Come nel caso analizzato, ciò avviene se i motivi sono una mera e pedissequa ripetizione di quelli già respinti in appello, rendendoli generici e non una critica argomentata e specifica della sentenza impugnata.

È possibile contestare l’eccessività della pena in Cassazione?
Generalmente no. La contestazione sull’entità della pena non è consentita in sede di legittimità perché la sua determinazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione del giudice è manifestamente illogica o viola la legge, cosa che non è avvenuta in questo caso, dove la pena era giustificata dalla condotta e dai precedenti penali.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa così definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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