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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per spendita di monete false. I motivi sono stati giudicati generici, ripetitivi di doglianze già respinte in appello e in parte fattuali. La Corte ha confermato la valutazione sulla recidiva e il diniego dell’attenuante del danno lieve, condannando la ricorrente alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

Presentare un ricorso in Cassazione richiede il rispetto di regole precise. Quando queste non vengono seguite, il risultato è una dichiarazione di ricorso inammissibile, che impedisce alla Corte di esaminare il caso nel merito. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di quali errori portano a questa conclusione, ribadendo principi fondamentali sulla specificità dei motivi e sulla valutazione della recidiva.

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 455 del codice penale, relativo alla spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate. Non accettando la sentenza della Corte d’Appello, l’imputata decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a tre principali motivi di doglianza:

1. Un presunto vizio di motivazione e violazione di legge riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.
2. Una critica alla decisione dei giudici di merito di non escludere la recidiva.
3. La lamentela per la mancata concessione della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità, prevista dall’art. 62 n. 4 del codice penale.

La Decisione della Cassazione: un ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi presentati e li ha rigettati in blocco, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o meno dell’imputata, ma si ferma a un livello procedurale, stabilendo che il ricorso non possedeva i requisiti minimi per essere giudicato. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Perché il ricorso inammissibile è stato dichiarato tale?

La Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. I motivi di ricorso non possono essere una semplice riproposizione delle argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di giudizio precedenti. Devono, invece, contenere una critica specifica e argomentata contro la logica della sentenza impugnata, evidenziandone le presunte falle giuridiche o motivazionali. Nel caso di specie, i motivi erano stati giudicati come una mera reiterazione, privi di una reale funzione critica.

I limiti del giudizio di Cassazione

Un altro punto cruciale sottolineato dalla Corte è che il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Corte non può riesaminare i fatti del processo o valutare nuove circostanze non emerse nei gradi precedenti. Il primo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile anche per questo: introduceva elementi fattuali che non erano stati oggetto della pronuncia della Corte d’Appello, violando così i confini del giudizio di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha spiegato dettagliatamente le ragioni della sua decisione. In primo luogo, ha ribadito il principio secondo cui i motivi di ricorso sono inammissibili non solo quando sono intrinsecamente indeterminati, ma anche quando manca una correlazione diretta con le ragioni esposte nella sentenza impugnata. Il ricorso deve ‘dialogare’ con la sentenza, non ignorarla o limitarsi a ripetere vecchie tesi.

Sulla questione della recidiva, la Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse completa e corretta. I giudici di merito avevano correttamente valutato i precedenti penali non solo in base alla loro gravità o distanza temporale, ma analizzando il legame con il nuovo reato. L’obiettivo è capire se la condotta passata indichi una ‘perdurante inclinazione al delitto’ e non una semplice ‘ricaduta occasionale’. L’argomentazione della ricorrente, secondo cui i precedenti per lo stesso reato dimostrerebbero un’assenza di ‘progressione criminale’, è stata definita ‘singolare’ e logicamente infondata.

Infine, per quanto riguarda la circostanza attenuante del danno lieve, la Corte ha confermato che la sua applicazione richiede un danno ‘lievissimo’, un requisito che evidentemente i giudici di merito non hanno riscontrato nel caso concreto. La motivazione fornita dalla Corte d’Appello è stata quindi ritenuta immune da censure.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un importante monito sull’importanza di redigere un ricorso per Cassazione in modo tecnicamente corretto. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza; è necessario articolare critiche precise, pertinenti e fondate su vizi di legge o di motivazione, senza tentare di reintrodurre valutazioni di fatto. La dichiarazione di ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. La decisione riafferma la funzione della Corte di Cassazione come giudice della legge e non come un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello, risultando generici e non specifici. Mancavano di una critica argomentata contro la sentenza impugnata e, in un caso, introducevano elementi di fatto non valutabili in sede di legittimità.

Cosa ha stabilito la Corte riguardo alla recidiva?
La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo la loro motivazione sulla recidiva completa e in linea con la giurisprudenza. La valutazione deve basarsi su un esame concreto del rapporto tra i reati precedenti e quello attuale per determinare se esista una perdurante inclinazione al delitto, non una semplice ricaduta occasionale.

Per quale motivo non è stata concessa l’attenuante del danno di lieve entità?
L’attenuante non è stata concessa perché, secondo la giurisprudenza costante citata dalla Corte, la sua applicazione richiede che il danno derivante dal reato sia ‘lievissimo’. I giudici di merito hanno evidentemente ritenuto che il danno nel caso specifico non avesse tale caratteristica, e la loro motivazione è stata giudicata corretta dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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