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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per truffa, poiché i motivi sono stati giudicati generici e una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello. La Corte sottolinea che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma controllare la legittimità. Viene inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche, ritenendo adeguata la motivazione del giudice di merito basata sugli elementi decisivi.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Guida Definitiva della Cassazione

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima fase del processo penale, un momento cruciale in cui si può contestare la legittimità di una condanna. Tuttavia, non tutti i ricorsi superano il vaglio della Suprema Corte. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile nasca da motivi generici e ripetitivi, evidenziando l’importanza di una difesa tecnica e specifica. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e le conseguenze di un’impugnazione mal formulata.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per il reato di truffa (art. 640 c.p.) emessa dalla Corte d’Appello. L’imputato, ritenendo ingiusta la sentenza, ha proposto ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a cinque motivi. I primi quattro miravano a smontare l’affermazione di responsabilità, contestando la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito. Il quinto motivo, invece, criticava la decisione della Corte d’Appello di non concedere le circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa pronuncia non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un gradino prima, sancendo che l’impugnazione non possedeva i requisiti minimi per essere esaminata. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché i Motivi sono stati Respinti?

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione, fornendo due principi chiave della procedura penale.

Genericità e Ripetitività dei Motivi

I giudici hanno definito i primi quattro motivi di ricorso come “ripetitivi e generici”. In pratica, l’imputato si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. Questa pratica, definita “pedissequa reiterazione”, non assolve alla funzione tipica del ricorso, che dovrebbe consistere in una critica argomentata e specifica contro i punti della sentenza impugnata.

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: essa è un giudice di legittimità, non un terzo grado di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove o proporre una diversa ricostruzione dei fatti (operazione non consentita dalla legge), ma verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la condanna valorizzando elementi come “l’uso di un titolo di provenienza illecita” e la “simulazione di una solida attività lavorativa”.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il quinto motivo, relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato giudicato “manifestamente infondato”. La Corte ha richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui il giudice di merito, nel motivare il diniego di tale beneficio, non è tenuto a prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che si concentri su quelli ritenuti decisivi o comunque rilevanti per la sua decisione. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta esente da illogicità, e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza offre spunti di riflessione essenziali per chiunque si approcci a un giudizio di legittimità.

1. Specificità del Ricorso: È fondamentale che i motivi di ricorso per Cassazione non siano una semplice copia di quelli d’appello. Devono contenere una critica mirata e argomentata contro la logica giuridica della sentenza impugnata, evidenziandone vizi di legge o di motivazione.
2. Limiti del Giudizio di Cassazione: Non si può chiedere alla Suprema Corte di rifare il processo. Le valutazioni sui fatti e sull’attendibilità delle prove sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.
3. Conseguenze dell’Inammissibilità: Un ricorso inammissibile non solo rende definitiva la condanna, ma comporta anche l’addebito delle spese processuali e il pagamento di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, aggravando la posizione del ricorrente.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi sono generici, si limitano a ripetere quelli già presentati in appello (cd. pedissequa reiterazione), o se chiedono alla Corte una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo ruolo è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, senza poter sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei gradi precedenti.

Come deve motivare un giudice il diniego delle attenuanti generiche?
Secondo la Corte, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole all’imputato. È sufficiente che la sua motivazione si basi sugli elementi che ha ritenuto decisivi o più rilevanti per negare la concessione del beneficio, a condizione che il ragionamento sia logico e non viziato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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