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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per furto aggravato. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi d’appello, i quali non si confrontano in modo specifico e puntuale con le argomentazioni della sentenza impugnata, confermando così la condanna e l’obbligo al pagamento delle spese.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione ribadisce l’onere di specificità

Quando si presenta un’impugnazione, non basta esprimere un generico dissenso. È necessario un confronto puntuale e critico con la decisione che si contesta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando un ricorso inammissibile proprio per la genericità dei motivi addotti. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere i requisiti di un’impugnazione efficace e le conseguenze di una sua errata formulazione.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Roma per il reato di furto aggravato, commesso il 18 settembre 2021. La sentenza veniva integralmente confermata dalla Corte d’Appello di Roma con pronuncia del 22 febbraio 2023. L’imputato, non rassegnandosi alla doppia condanna, decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione.

In particolare, il ricorrente contestava:
– Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (ex art. 131 bis c.p.).
– La sussistenza della recidiva.
– Il bilanciamento delle circostanze generiche, ritenute solo equivalenti alle aggravanti contestate.

La specificità come requisito del ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il caso, ha rilevato come il motivo di ricorso fosse del tutto generico e privo delle ragioni di fatto e di diritto necessarie a sostenere le richieste. Gli Ermellini hanno ricordato un principio consolidato: quando il giudice d’appello conferma la sentenza di primo grado, le due decisioni possono essere lette congiuntamente, formando un ‘unico corpo decisionale’. Questo accade a condizione che la sentenza di secondo grado si richiami a quella precedente e adotti i medesimi criteri di valutazione della prova.

Di conseguenza, l’atto di impugnazione deve contenere un confronto puntuale e specifico con le argomentazioni del provvedimento contestato, indicando chiaramente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che fondano il dissenso. Presentare una critica generica all’intera motivazione, come fatto dal ricorrente, non assolve a tale onere.

Le motivazioni della decisione

La Corte Suprema ha stabilito che il ricorso era ricorso inammissibile perché il ricorrente non ha adempiuto al suo onere di critica specifica. Invece di contestare punto per punto le ragioni della Corte d’Appello sul mancato riconoscimento delle attenuanti o sulla sussistenza della recidiva, si è limitato a una critica generale e non mirata. I giudici hanno sottolineato che, in ogni caso, la Corte territoriale aveva fornito una spiegazione puntuale sui motivi per cui la recidiva non poteva essere esclusa e sulla gravità della condotta, rendendo così infondate le lamentele.

La genericità delle deduzioni, prive di un reale confronto con la sentenza impugnata, ha quindi portato inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità.

Le conclusioni

La decisione in esame è un monito importante sulla necessità di redigere atti di impugnazione con la massima precisione e specificità. Un ricorso inammissibile non solo impedisce l’esame nel merito delle proprie ragioni, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende. In questo caso, il ricorrente è stato condannato al pagamento di tremila euro. La sentenza riafferma che il processo di impugnazione non è una mera riproposizione delle proprie tesi, ma un dialogo critico e argomentato con la decisione del giudice precedente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e non contenevano un confronto puntuale e specifico con le argomentazioni della sentenza impugnata, venendo meno all’onere di specificità richiesto dalla legge.

Cosa significa che due sentenze di merito possono costituire un ‘unico corpo decisionale’?
Significa che se la Corte d’Appello conferma la sentenza di primo grado, richiamandola e utilizzando gli stessi criteri di valutazione, le due motivazioni si integrano a vicenda e possono essere lette come un’unica decisione completa.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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