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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per guida in stato di ebbrezza. La decisione si fonda sulla genericità e aspecificità dei motivi di appello, che non si confrontavano con la motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione ribadisce l’onere di specificità

Un ricorso inammissibile rappresenta una delle insidie più comuni nel processo penale, capace di porre fine a un’impugnazione prima ancora che ne venga esaminato il merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi possa portare a tale esito, con conseguenze economiche significative per l’imputato. Il caso riguarda una condanna per guida in stato di ebbrezza, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale e fondamentale per chiunque si approcci al giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

L’imputato era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale di Como che in secondo grado dalla Corte di Appello di Milano per il reato previsto dall’art. 186, commi 2 lett. c) e 7, del Codice della Strada. La pena inflitta, condizionalmente sospesa, era di sei mesi di arresto e 2.000 euro di ammenda. Avverso la sentenza d’appello, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile per Genericità

La Suprema Corte, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito delle doglianze sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, quello dell’ammissibilità dell’impugnazione stessa. La Corte ha ritenuto che le censure mosse dall’imputato fossero “del tutto generiche e aspecifiche”, un vizio che, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, rende l’atto di impugnazione inidoneo a superare il vaglio di ammissibilità.

Inoltre, il difensore aveva sollevato la questione della prescrizione del reato. La Corte, tuttavia, ha precisato che, in ragione della data di commissione del fatto (31 agosto 2020), il regime applicabile non era quello della prescrizione, bensì quello della improcedibilità, i cui termini non erano comunque ancora decorsi.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nel principio di specificità dei motivi di ricorso. La Cassazione ha ribadito che un’impugnazione è inammissibile se manca una chiara correlazione tra le ragioni argomentate nella decisione impugnata e quelle poste a fondamento del ricorso. In altre parole, non è sufficiente lamentare genericamente una violazione di legge; è necessario che il ricorrente si confronti in modo puntuale e critico con la motivazione della sentenza che intende contestare.

Nel caso di specie, il ricorso ignorava completamente “l’esaustiva e giuridicamente corretta motivazione della sentenza impugnata”, limitandosi a riproporre censure astratte senza calarle nel contesto specifico del ragionamento seguito dai giudici di merito. Questo approccio rende il ricorso aspecifico e, di conseguenza, inammissibile. La Corte ha richiamato importanti precedenti, tra cui una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 8825/2016), che ha consolidato questo rigoroso principio.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Questa ordinanza serve da monito: la redazione di un ricorso per cassazione richiede un’analisi approfondita e meticolosa della sentenza impugnata. È indispensabile che ogni motivo di doglianza sia specifico, pertinente e che demolisca, punto per punto, il percorso logico-giuridico seguito dal giudice di merito. Un ricorso formulato in termini generici o astratti è destinato a un esito infausto, con il risultato di rendere definitiva la condanna e di aggravare la posizione dell’imputato con ulteriori oneri economici.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti dalla Corte del tutto generici e aspecifici, in quanto non si confrontavano in modo puntuale e critico con la motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, in questo caso fissata in 3.000 euro, in favore della Cassa delle Ammende.

Perché la Corte non ha discusso la prescrizione del reato?
La Corte ha chiarito che, per i reati commessi dopo una certa data (come in questo caso, 31 agosto 2020), non si applica più il regime della prescrizione, ma quello della improcedibilità. In ogni caso, i termini per l’improcedibilità non erano ancora maturati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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