LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per occupazione illegittima. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici e ripetitivi di argomentazioni già respinte, confermando la decisione del giudice di merito sulla determinazione della pena e sul diniego delle attenuanti generiche a causa della lunga durata del reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di Motivi Generici

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un’importante lezione sulla corretta formulazione dei ricorsi, chiarendo perché un ricorso inammissibile rappresenti un esito processuale definitivo e negativo. Il caso riguarda due persone condannate per occupazione illegittima che hanno visto la loro impugnazione respinta per la genericità e la ripetitività delle censure mosse alla sentenza di secondo grado. Questo provvedimento sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso specifici e non meramente riproduttivi di argomentazioni già valutate e disattese.

I Fatti alla Base della Decisione

Due soggetti presentavano ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello che li aveva condannati. I ricorrenti lamentavano principalmente due aspetti: in primo luogo, un presunto vizio di motivazione e una violazione di legge riguardo alla non configurabilità dello stato di necessità; in secondo luogo, una serie di critiche relative alla violazione del principio del ne bis in idem, al mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e all’eccessiva severità della pena, con particolare riferimento al diniego delle circostanze attenuanti generiche.

L’Analisi della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, giungendo a una declaratoria di inammissibilità per entrambi. La decisione si fonda su una valutazione rigorosa dei requisiti che un ricorso deve possedere per superare il vaglio di legittimità.

Il Primo Motivo: Mera Ripetizione di Argomenti Già Valutati

La Corte ha stabilito che il primo motivo di ricorso non era ammissibile poiché si limitava a riproporre questioni già adeguatamente analizzate e respinte dal giudice d’appello. La sentenza impugnata, infatti, aveva chiarito con argomenti giuridici corretti le ragioni per cui non poteva essere invocato lo stato di necessità. Un ricorso in Cassazione, per essere valido, deve contenere una critica specifica e puntuale delle argomentazioni della sentenza che si contesta, non una semplice riproposizione delle proprie tesi.

Il Secondo Motivo: La Genericità delle Censure

Anche il secondo motivo è stato giudicato generico. Le doglianze relative al principio del ne bis in idem, all’art. 131-bis c.p. e al trattamento sanzionatorio non erano supportate da rilievi critici espliciti e argomentati. I ricorrenti si erano limitati a mere asserzioni senza specificare le ragioni di fatto e di diritto che avrebbero dovuto sostenere le loro richieste. Questo ha reso impossibile per la Corte esaminare nel merito le questioni, portando a un giudizio di ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

Entrando nel dettaglio, la Corte ha fornito precise motivazioni per rigettare le argomentazioni dei ricorrenti, anche se considerate inammissibili. Per quanto riguarda il principio del ne bis in idem e la particolare tenuità del fatto, la sentenza ha evidenziato che l’occupazione illegittima iniziale era stata interrotta da una precedente condanna. La nuova condanna valutava l’intero periodo successivo in cui l’occupazione si era protratta, escludendo così sia la violazione del divieto di un secondo giudizio sia la tenuità del fatto, data la continuità e la durata dell’illecito. Sul trattamento sanzionatorio, la Cassazione ha ribadito che la determinazione della pena è una valutazione discrezionale del giudice di merito. In questo caso, la decisione di non concedere le attenuanti generiche e di applicare un modesto aumento di pena era sorretta da una motivazione logica e sufficiente: la lunga durata dell’occupazione illegittima. Questo elemento è stato considerato un indicatore della gravità della condotta, giustificando una pena non mite.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del processo penale: un ricorso per cassazione deve essere specifico, critico e non limitarsi a riproporre le stesse difese già respinte. La conseguenza di un’impugnazione generica è la declaratoria di ricorso inammissibile, che comporta non solo l’impossibilità di un nuovo esame del merito, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione serve da monito sull’importanza di una strategia difensiva mirata e tecnicamente ineccepibile nelle fasi di impugnazione.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, ossia non contengono una critica specifica e argomentata contro le ragioni della sentenza impugnata, oppure quando si limitano a riproporre le stesse questioni già esaminate e respinte correttamente dal giudice precedente.

In questo caso, perché non è stato applicato il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di doppio processo)?
La Corte ha chiarito che non vi era violazione di tale principio perché la condanna precedente aveva interrotto la condotta illecita. La nuova sentenza ha valutato un periodo di occupazione successivo e distinto, considerato come una protrazione del reato, e non come lo stesso fatto già giudicato.

Qual è stata la ragione principale per cui non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche?
Le circostanze attenuanti generiche sono state negate a causa della lunga durata dell’occupazione illegittima. I giudici hanno ritenuto che il protrarsi dell’illecito per un periodo significativo fosse un elemento tale da giustificare una valutazione di maggiore gravità della condotta e, di conseguenza, un trattamento sanzionatorio non attenuato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati