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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per false dichiarazioni relative al patrocinio a spese dello Stato. La decisione si fonda sulla genericità e aspecificità dei motivi di ricorso, che non si confrontavano con le argomentazioni della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Guida alla Decisione della Cassazione

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, la precisione è tutto. Una recente ordinanza della Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di motivi d’appello generici e non specifici. Questo caso, riguardante una condanna per false dichiarazioni per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, offre una lezione chiara sulle conseguenze, anche economiche, di un’impugnazione mal formulata.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte d’Appello che confermava la responsabilità penale di un imputato per il reato previsto dall’art. 95 del D.P.R. 115/2002. Tale norma punisce chiunque presenti dichiarazioni o allegazioni false al fine di essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, cercando di ottenere l’annullamento della condanna. Tuttavia, l’esito davanti alla Suprema Corte è stato netto e sfavorevole al ricorrente.

L’Analisi della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato l’appello sul nascere, dichiarandolo manifestamente inammissibile. La ragione risiede interamente nella modalità con cui i motivi sono stati presentati.

Secondo i giudici, i motivi erano:

* Generici e aspecifici: Il ricorso non specificava in modo chiaro e puntuale quali parti della sentenza di secondo grado venissero contestate.
* Privi di confronto critico: L’appellante non ha sviluppato argomentazioni in fatto e in diritto che si confrontassero realmente con le motivazioni della Corte d’Appello. In pratica, il ricorso non contestava la logica della sentenza impugnata, limitandosi a una doglianza superficiale.

La Corte ha sottolineato che la sentenza di secondo grado aveva, al contrario, operato una rigorosa ricostruzione dei fatti basata su acquisizioni probatorie definite e significative, e aveva motivato in modo congruo e coerente la determinazione della pena, secondo i parametri dell’art. 133 del codice penale.

Le Motivazioni della Decisione

La base giuridica per la declaratoria di inammissibilità si trova nell’articolo 591, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che l’impugnazione è inammissibile quando non vengono enunciati specificamente i motivi, con l’indicazione delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che li sorreggono.

La Cassazione ha evidenziato che un ricorso non può essere una mera riproposizione di lamentele già respinte o un’affermazione generica di dissenso. Deve, invece, smontare pezzo per pezzo il ragionamento del giudice precedente, indicando dove e perché quel ragionamento sarebbe errato. In assenza di questo confronto critico e specifico, l’impugnazione è destinata a fallire prima ancora di essere esaminata nel merito. La motivazione della Corte d’Appello, ritenuta immune da vizi logico-giuridici, non è stata scalfita in alcun modo dai motivi proposti.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di ricorso inammissibile non è priva di conseguenze. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato il ricorrente a due pagamenti:

1. Il pagamento delle spese del procedimento.
2. Il versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che si aggiunge quando non vi sono ragioni per esonerare il ricorrente (come nel caso di un ricorso palesemente infondato).

Questa ordinanza serve come un importante monito: impugnare una sentenza, specialmente in Cassazione, richiede un lavoro di precisione tecnica e argomentativa. La genericità non solo non paga, ma costa cara.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché i motivi presentati erano generici e aspecifici, non indicavano chiaramente i punti della sentenza che si intendevano contestare e non si confrontavano con le argomentazioni della Corte d’Appello.

Qual era il reato per cui il ricorrente era stato condannato?
Il ricorrente era stato condannato per il reato previsto dall’art. 95 del D.P.R. 115/2002, relativo a false dichiarazioni per essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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