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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per la genericità dei motivi, confermando la condanna per un reato minore legato a stupefacenti. La decisione sottolinea che una pena ben al di sotto della media non richiede una motivazione dettagliata e che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo se basato su precedenti penali e assenza di pentimento. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dei Motivi di Impugnazione

Quando si presenta un’impugnazione, la specificità dei motivi è un requisito fondamentale. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza di questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile perché basato su doglianze generiche. Questa decisione offre spunti cruciali su come devono essere formulate le critiche a una sentenza, in particolare riguardo alla quantificazione della pena e al diniego delle attenuanti generiche.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, a seguito di un rito abbreviato, per una violazione dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti, un’ipotesi di reato considerata di lieve entità. La condanna, che teneva conto della recidiva, era stata fissata a nove mesi di reclusione e 1.500 euro di multa. Insoddisfatto della decisione della Corte d’Appello, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

L’imputato ha basato il suo ricorso su due principali motivi:
1. Un presunto vizio di motivazione riguardo alla determinazione della pena.
2. Un vizio di motivazione relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i punti, giungendo alla conclusione che nessuno dei due avesse la consistenza necessaria per superare il vaglio di ammissibilità.

Sulla Determinazione della Pena e il Ricorso Inammissibile

Il primo motivo di doglianza è stato respinto in quanto generico. La Cassazione ha osservato che la pena inflitta era stata calcolata in misura “largamente al di sotto del medio edittale”. Secondo un orientamento giurisprudenziale consolidato, quando un giudice si attesta su una pena così contenuta, non è tenuto a fornire una giustificazione analitica e dettagliata. È sufficiente un semplice richiamo ai criteri generali di cui all’art. 133 del codice penale, che riguardano la gravità del reato e la capacità a delinquere del colpevole. Pretendere una motivazione più approfondita in questi casi renderebbe il motivo di ricorso pretestuoso e, di conseguenza, inammissibile.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche: Una Motivazione Corretta

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha stabilito che il diniego delle attenuanti generiche era stato correttamente motivato dalla Corte d’Appello. I giudici di merito avevano infatti basato la loro decisione su due elementi concreti e pertinenti: i precedenti penali dell’imputato e l’assenza di qualsiasi comportamento collaborativo o di segni di resipiscenza (pentimento). Questi fattori sono stati ritenuti sufficienti a giustificare la mancata concessione del beneficio, rendendo la critica mossa nel ricorso priva di fondamento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto che il ricorso dovesse essere dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano aspecifici. Non contestavano in modo puntuale le ragioni esposte nella sentenza impugnata, ma si limitavano a riproporre critiche generiche. La legge processuale, invece, richiede che l’atto di impugnazione si confronti criticamente con la decisione contestata, evidenziando errori logici o giuridici specifici. In assenza di tale specificità, l’impugnazione non può essere esaminata nel merito.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

La declaratoria di ricorso inammissibile ha comportato non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche conseguenze economiche per il ricorrente. In applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito: le impugnazioni devono essere fondate su argomentazioni solide e specifiche, altrimenti il rischio non è solo quello di un rigetto, ma anche di un’ulteriore sanzione economica.

Quando un motivo di ricorso sulla quantificazione della pena può essere considerato generico?
Secondo l’ordinanza, un motivo è generico e quindi inammissibile quando la pena inflitta è largamente al di sotto del medio edittale. In questi casi, non è necessaria una giustificazione analitica da parte del giudice, essendo sufficiente il riferimento ai criteri generali dell’art. 133 del codice penale.

Quali elementi possono giustificare il diniego delle attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto correttamente motivato il diniego delle attenuanti generiche sulla base dei precedenti penali dell’imputato e dell’assenza di un comportamento collaborativo o di segni di pentimento (resipiscenza).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La declaratoria di inammissibilità comporta, oltre alla conferma della condanna, l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese del procedimento e di versare una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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