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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione, con ordinanza 6118/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza e danneggiamento. I motivi sono stati giudicati generici e assertivi, non idonei a contestare la congruità della pena stabilita in appello sulla base dei criteri dell’art. 133 c.p. La decisione sottolinea l’importanza della specificità dei motivi nel giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile in Cassazione: l’importanza di motivi specifici

Nel complesso panorama del diritto processuale penale, l’appello alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, un momento cruciale dove si valuta la corretta applicazione della legge. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre lo spunto per approfondire un aspetto fondamentale di questo procedimento: le condizioni che portano a un ricorso inammissibile. Quando i motivi di impugnazione sono vaghi e non specifici, il ricorso non supera il vaglio preliminare della Corte, con conseguenze significative per il ricorrente.

I Fatti di Causa

Il caso in esame ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte di Appello di Torino. L’imputato era stato condannato per i reati di resistenza a un pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e danneggiamento (art. 635 c.p.). Decidendo di contestare la sentenza di secondo grado, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, focalizzando le proprie censure sul trattamento punitivo ricevuto, ovvero sulla quantificazione della pena.

L’Analisi della Corte e la Genericità dei Motivi

La Corte di Cassazione, investita della questione, non è entrata nel merito della vicenda. La sua attenzione si è concentrata, invece, sulla struttura e sul contenuto dei motivi presentati. Secondo gli Ermellini, le doglianze erano “generiche e meramente assertive”. Questo significa che il ricorso si limitava a lamentare la presunta esistenza di vizi di motivazione in merito alla pena inflitta, senza però argomentare in modo puntuale e specifico quali fossero tali vizi.

La difesa non ha individuato passaggi illogici o contraddittori nel ragionamento della Corte d’Appello, ma si è limitata a una critica generica. Questo approccio è contrario ai principi che regolano il giudizio di legittimità, il quale non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto. Un ricorso inammissibile è la diretta conseguenza di questa impostazione difensiva.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha rilevato che, al contrario di quanto sostenuto dal ricorrente, la lettura della sentenza impugnata permetteva di apprezzare una motivazione “completa e puntuale”. La Corte di Appello aveva, infatti, adeguatamente giustificato la propria decisione sul trattamento punitivo facendo espresso riferimento ai criteri direttivi elencati nell’articolo 133 del codice penale. Quest’ultimo articolo fornisce al giudice i parametri per commisurare la pena, come la gravità del danno, l’intensità del dolo o il grado della colpa e la capacità a delinquere del colpevole.

Poiché il giudice di merito aveva correttamente applicato e motivato la sua scelta sulla base di tali criteri, e il ricorso non era stato in grado di sollevare una critica specifica e pertinente, la Corte di Cassazione ha concluso per l’inammissibilità dell’impugnazione. La decisione è stata netta: il ricorso non era consentito dalla legge in quella forma.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento processuale: chi si rivolge alla Corte di Cassazione deve farlo con argomentazioni tecniche precise, non con lamentele generali. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, fissata in questo caso in tremila euro. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di redigere atti di impugnazione rigorosi e specifici, per evitare che il diritto di difesa si traduca in un inutile dispendio di risorse processuali.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici e meramente assertivi, cioè non contestano in modo specifico e puntuale gli errori di diritto o i vizi logici della motivazione della sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di un ricorso sono ‘generici e meramente assertivi’?
Significa che il ricorso esprime un dissenso generale dalla decisione senza però indicare quali specifiche norme siano state violate o dove risieda l’illogicità del ragionamento del giudice. È una critica vaga anziché un’argomentazione giuridica dettagliata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La conseguenza principale è che la sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione non consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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