LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per furto aggravato. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, che non contestavano specificamente le argomentazioni della sentenza impugnata. Il caso evidenzia l’importanza di formulare un ricorso non generico, poiché lo stato di povertà non integra automaticamente lo stato di necessità e la valutazione del danno spetta al giudice di merito. Per questo il ricorso inammissibile è stato confermato, con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: l’importanza di motivi specifici in Cassazione

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, non è sufficiente manifestare un generico dissenso rispetto alla sentenza precedente. È fondamentale che i motivi siano specifici, pertinenti e che si confrontino criticamente con le argomentazioni del giudice di merito. In caso contrario, il rischio è una declaratoria di ricorso inammissibile, come avvenuto in una recente ordinanza che ha confermato la condanna per furto aggravato a carico di una donna. Questo caso offre spunti cruciali sulla differenza tra stato di indigenza e stato di necessità, e sui limiti della valutazione delle circostanze attenuanti.

I fatti del caso

Una donna veniva condannata sia in primo grado che in appello per il reato di furto aggravato. L’accusa era di aver sottratto merci per un valore di 150 euro dai banchi di una farmacia. A complicare il quadro, le veniva contestata la recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale, un’aggravante che testimonia una pregressa e persistente tendenza a delinquere.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa proponeva ricorso per cassazione, articolando quattro distinti motivi di doglianza.

Analisi del ricorso inammissibile in Cassazione

I giudici della Suprema Corte hanno ritenuto il ricorso interamente inammissibile. La ragione principale risiede nel fatto che i motivi proposti non si confrontavano in modo critico e specifico con la decisione impugnata, ma si limitavano a riproporre lamentele generiche. Vediamo nel dettaglio perché ogni motivo è stato respinto.

1. Esclusione dello stato di necessità

La difesa sosteneva che il furto fosse giustificato da uno stato di necessità (art. 54 c.p.). Tuttavia, la Corte di Cassazione ha confermato la valutazione del giudice d’appello: non era stata fornita alcuna prova di un reale e imminente pericolo di danno grave alla persona. La semplice condizione di indigenza o povertà, come ribadito da costante giurisprudenza, non è di per sé sufficiente a integrare questa scriminante.

2. Mancata prevalenza delle attenuanti generiche

Il secondo motivo riguardava la richiesta di concedere le attenuanti generiche come prevalenti sulle aggravanti e sulla recidiva. Anche in questo caso, la Corte ha respinto la doglianza. Le attenuanti erano già state valutate come equivalenti, ma la legge preclude la loro prevalenza sulla recidiva reiterata. Il giudizio di bilanciamento era quindi corretto e non sindacabile.

3. Errata applicazione dell’attenuante del danno lieve

La ricorrente lamentava la mancata applicazione dell’attenuante del danno di particolare tenuità (art. 62 n. 4 c.p.). La Corte ha chiarito che la valutazione del valore del danno (in questo caso, 150 euro) come “non irrisorio” è una valutazione di fatto, riservata al giudice di merito. Non essendo palesemente illogica, tale valutazione non può essere messa in discussione in sede di legittimità.

4. Vizi sulla dosimetria della pena

Infine, anche il motivo relativo alla determinazione della pena è stato giudicato infondato. La pena detentiva era stata fissata al minimo edittale e quella pecuniaria in una misura molto prossima al minimo. Non vi era, quindi, alcun margine per una censura sulla correttezza della dosimetria.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di dichiarare il ricorso inammissibile basandosi su un principio cardine del giudizio di legittimità: l’aspecificità dei motivi. I giudici hanno sottolineato come le censure della ricorrente non fossero altro che una generica lamentela su una presunta “carenza o illogicità della motivazione”, senza però individuare specifici vizi logici o giuridici nel ragionamento della Corte d’Appello. Un ricorso, per essere ammissibile, deve dialogare con la sentenza che impugna, smontandone le argomentazioni punto per punto, e non limitarsi a riproporre le proprie tesi.

Inoltre, la Corte ha ribadito principi consolidati: lo stato di necessità richiede un pericolo attuale e inevitabile, non una semplice difficoltà economica; il bilanciamento tra circostanze è un potere discrezionale del giudice di merito, così come la valutazione sulla lieve entità del danno. La pena, se contenuta entro i minimi di legge, è difficilmente contestabile se motivata adeguatamente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito fondamentale per chiunque intenda impugnare una sentenza penale. Non basta essere in disaccordo con la decisione: è necessario costruire un ricorso solido, specifico e tecnicamente ineccepibile. La genericità e la ripetitività dei motivi portano inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguenza non solo di vedere confermata la condanna, ma anche di essere condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. La difesa tecnica deve quindi concentrarsi sull’individuazione di reali vizi di legge o di motivazione manifestamente illogica, unici terreni su cui la Corte di Cassazione può e deve intervenire.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, non si confrontavano criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata e si limitavano a lamentare una presunta carenza di motivazione senza indicare vizi specifici.

Lo stato di povertà giustifica un furto per stato di necessità?
No. Secondo la Corte, lo stato di indigenza, da solo, non è sufficiente per integrare la causa di giustificazione dello stato di necessità. È necessario dimostrare l’esistenza di un pericolo attuale, inevitabile e non volontariamente causato di un danno grave alla persona.

Perché non è stata concessa l’attenuante del danno di lieve entità per un furto di 150 euro?
La Corte ha ritenuto che la valutazione del giudice di merito, che ha considerato il valore di 150 euro come “non irrisorio”, fosse una valutazione di fatto non censurabile in sede di Cassazione, in quanto non manifestamente illogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati